Dopo che ho pubblicato l’articolo sulla mia intenzione di non presentarmi alle prossime elezioni ho ricevuto una serie di commenti piuttosto interessanti, che hanno stimolato in me ulteriori riflessioni che desidero ora condividere.
Uno di questi rimandi sottolineava l’esistenza di un articolo della legge elettorale che prevede di manifestare apertamente il proprio dissenso, e conseguente rifiuto di esprimere una preferenza, facendolo mettere a verbale; in questo modo si rende palese il malcontento, facendolo emergere e formalizzandolo.
Lo spunto è interessante, ma resta un fatto: pure questo è uno strumento messo a disposizione dal sistema; nel momento in cui rifiuto quest’ultimo, lo faccio in toto ivi comprese le opzioni a mio (presunto) vantaggio.
Ma la vera questione è un’altra, credo che si stia guardando dalla parte sbagliata; il punto non è tanto domandarsi cosa accadrà là fuori, ma quali saranno gli effetti, diciamo a livello spirituale, sulla mia interiorità; io non vado a votare perché questo riflette un mio stato d’animo, non perché ho velleità di cambiare il mondo: già adesso non mi sento parte del sistema, e quindi perché mai dovrei muovermi all’interno dei suoi schemi?
Estremizzando, se fossi sufficientemente evoluto potrebbe non importarmi poi tanto che le regole cambino, perché già adesso so di non farne più parte.
La domanda dunque non riguarda tanto gli effetti sul mondo là fuori, ma diventa: cosa accadrà al mio essere nel momento in cui metterò in atto un comportamento coerente con ciò che sento?
Ebbene, sono convinto che ogni mia cellula registrerà questo atteggiamento e ne uscirò notevolmente migliorato, a partire dall’autostima e la fiducia in me.
Che il mondo là fuori vada pure per la sua strada, io mi basto da solo.
A mio modesto parere, è vero ciò che dici ma…fino ad un certo punto. Nel senso che, sebbene come te mi senta – e viva – al di fuori di questo sistema e delle sue logiche operando sempre più scelte diverse e contrarie, è comunque anche vero ed inevitabile che ciò non si possa fare in toto. Ne facciamo parte, volenti o nolenti. Per quanto possiamo rifiutare e viverne al di fuori, bene o male, dobbiamo forzatamente interagire: non possiamo sottrarci dal pagare le tasse, non possiamo evitare di espletare determinate pratiche e incombenze o rispettare certe scadenze, e così via…e questo è ACCETTARE UNA PARTE DEL SISTEMA DAL QUALE SI VORREBBE STARE FUORI!!!
Perciò, dato che questa è una REALTA’ NELLA QUALE SIAMO COMUNQUE ATTORI possiamo però: 1. del sistema utilizzare ciò che (poco) di buono c’è ed è nel nostro diritto per manifestare legalmente e pacificamente il nostro dissenso e FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE (chi tace acconsente, per dirla in modo semplice), al di là del risultato che se ne ottiene: rifiuto al voto, rifiuto alla vaccinazione, ricorsi e denunce contro il vile ricatto per i non vaccinati in amito lavorativo o per gli over 50, ecc. 2. a livello personale, in quest’ambito, se ne esce migliori e più arricchiti. Perchè? Perchè sono coerente con me stesso e con il mio sentire: se non voglio far parte di un sistema, il manifestarlo è anch’essa un’azione di coerenza (di frequenza vibrazionale alta) che porta a stare meglio attraverso la legge del distacco. La coerenza non è fine a se stessa ma è molto importante praticarla perchè E’ PRESENTE OVUNQUE intorno a noi in tutto (persone, animali, natura), come i campi elettromagnetici.
Essere coerenti: in quello che diciamo, come lo diciamo, in quello che facciamo, con le persone, con noi stessi, nelle relazioni, con le persone, con l’azienda, con il nostro stile di vita, con le parole che usiamo, con quello che mangiamo, con il rispetto che ci portiamo, con l’ambiente, con tutto.
La dinamica biologica tra cervello e cuore (coerenza cardiaca) ce lo insegna e questo è un messaggio forte.
Ci migliora tutto: lega in maniera costruttiva, coordina, mette in relazione.
E dire: “Che il mondo là fuori vada pure per la sua strada, io mi basto da solo” (tante volte capita anche a me di sentirmi in questa posizione!) è una disarmonia, un disequilibrio perchè – rifiutandolo – non saremo mai nella condizione di poter interagire. E si interagisce sempre, continuamente, ogni giorno con tutti e con tutto, anche se non ce ne rendiamo conto, anche se non lo vogliamo. E’, inoltre, una forma di “presunzione”: emozione di frequenza bassa che non ci fa bene.
E vero: stare fuori dal mondo (un certo mondo) fà stare bene ma non è un equilibrio e quando non c’è equilibrio si vive in qualche frequenza vibrazionale più bassa.
Naturalmente è una visione del tutto personale…
p.s. la cosidetta “presunzione” di cui parlavo è lo specchio di una sorta di rinuncia, di un essere senza speranza: emozioni di bassa frequenza (50 Hz); la coerenza è sugli 85 Hz
Ciao Marina, grazie per il contributo!
Non so misurare la vibrazione di ciò che dico, peraltro riuscire a farlo leggendo poche parole declinate alla meglio in un articolo mi sembra altrettanto difficile… ho un solo strumento che da qualche mese pragmaticamente mi accompagna: se un pensiero, un’azione, una conversazione mi fa stare bene… allora quelle sono vibrazioni alte, per me. Caparezza docet!
E il pensiero di non votare a questa tornata mi fa sentire bene con me stesso, coerente – come dici tu – col mio stato d’animo.
Il mio non è un rifiuto (almeno cerco di non viverlo così: per ora continuo a comportarmi in un modo socialmente accettabile) ma semplice indifferenza alle dinamiche del mondo materiale, perché so che sono pura illusione, e forse (sottolineo forse) proiezione del mio mondo interiore.
Per questo cerco di dedicarmi a quest’ultimo, e sorridere sui presunti problemi del primo. Ovviamente nei limiti delle mie capacità, non è affatto semplice per me. Il che non significa evitare le gioie che questo mondo materiale è in grado di darmi.
Detto questo, trovo fantastico come la mia verità e la tua possano tranquillamente convivere senza necessariamente trovare un punto di incontro perfetto.
Le lascerei in questa armoniosa non sovrapponibilità.
Grazie ancora!
…ma poi, siamo così certi che le elezioni ci saranno?
Certo Marco, va bene così.
Prima di tutto perchè, banale dirlo, ognuno ha il suo percorso.
Poi perchè l’obiettivo è stare bene, perciò se le tue scelte hanno su di te questo effetto, vuol dire che per te funziona così. Ognuno è in grado di “sentire” se stesso. L’importante – secondo me – è arrivare alla consapevolezza che quello “stare bene” sia armonico da tutti i punti di vista e non una trappola del nostro ego, in qualunque pensiero ed azione.
Grazie a te per la tua risposta equillibrata e garbata!