Archivio mensile:gennaio 2023

Regole e consapevolezza


Il numero di regole da noi ritenute utili è una buona approssimazione del livello di consapevolezza che abbiamo raggiunto.

Mi riferisco qui il termine ‘regola’ nella sua accezione più stringente, ossia quella normativa che associa una penalità al comportamento illecito, ma ne estenderò poi il significato nel prosieguo dell’articolo.

In questo mondo in cui domina l’illusorio principio di causa-effetto è evidente che ad ogni comportamento adottato seguiranno delle conseguenze; quando si introducono delle regole, chi legifera si sostituisce all’ordine spontaneo introducendo delle conseguenze artificiali (sanzione disciplinare, pecuniaria, limitazione della libertà) per poter pilotare il flusso degli eventi evitando conseguenze naturali ben più gravi.

La consapevolezza indica il grado di maturità raggiunto dall’individuo, a prescindere dall’età anagrafica, anche se si potrebbe supporre che con l’avanzare dell’età essa aumenti.

Il genitore dice al bambino di cinque anni di non attraversare mai la strada da solo, perché è pericoloso; se lo fa, lo punisce: una sanzione lieve, ‘certa’, artificiale, tende a evitare una sanzione più pesante, ‘naturale’, anche se solo potenziale: essere investito da un’auto.

Il bambino diventa adulto, la sua consapevolezza aumenta: adesso il divieto di attraversamento non è più assoluto, ma altre figure autoritarie di riferimento lo tengono in vita: è consentito attraversare la strada, ma solo sulle strisce, pena la multa. Il vincolo è rilassato, il meccanismo di base rimane. L’obiettivo finale è sempre quello di evitare un male peggiore.

L’individuo adulto dotato di un certo livello di consapevolezza è, appunto, cosciente di tutto questo, e si concede di disattendere il divieto quando le circostanze lo rendono palesemente insensato: è notte fonda, non c’è anima viva in giro, e le poche auto che dovessero passare si vedrebbero arrivare in lontananza per via delle luci, o se ne avvertirebbe il rumore. Il rischio è talmente basso che a quel punto l’attenzione si sposta su un altro fronte, ossia la possibilità di essere notato da un vigile; sdoganato anche quel pericolo, la regola viene ignorata e si gode il beneficio di risparmiarsi qualche decina di metri di cammino.

Per riassumere: l’individuo viene sottoposto a regole fintanto che non sviluppa una maturità tale da disciplinarsi in autonomia, per il bene proprio e anche per quello della collettività che, in definitiva, coincide col proprio.

Se ci rifletti, questo è valido in ogni circostanza; rubare è vietato perché una società in cui fosse ammesso sarebbe invivibile, ma se questa fosse interamente composta da individui consapevoli non ci sarebbe bisogno di una legge esplicita in tal senso, perché ciascuno saprebbe che a un vantaggio nell’immediato seguirebbe uno svantaggio ben maggiore nel futuro.

Resterebbero solo delle convenzioni utili a scopi pratici, come tenere la destra nelle situazioni di traffico nei due versi di marcia.

Convenzioni per evitare malintesi o vuoti decisionali, insomma, anche se sono convinto che un sufficiente livello di consapevolezza permetterebbe di ‘sintonizzarsi’ al volo con l’altro, e capire immediatamente la direzione da seguire per evitare lo scontro. Fisico e non.

La sintonia potrebbe addirittura arrivare al punto da rendere superflua la stessa convenzione su cui si basa il linguaggio naturale, rendendo così inutili le parole.

Quanto osservato è applicabile a livello sociale, ma anche del singolo: fino a che punto hai bisogno dell’approvazione del prossimo? Quanto ti appoggi all’esterno, per valutare se i tuoi comportamenti sono ‘corretti’? Al di là di leggi o regolamenti: in che misura segui le indicazioni dello specialista di turno, dell’amico esperto, del cuggino tuttologo?

Quanto sei consapevole di tutto ciò?

Reo con-fesso


          Lam 
Adesso confesso, col mio fare sommesso.
       Sol                        Re                       Lam
Ho guardato dentro al cuore con distacco e con discreto successo
   Sol                      Re                     Lam
isolando le concause dei problemi che mi piovono addosso
      Mim                                               Lam
ho cercato, analizzato ma il responso è quasi sempre lo stesso

                Lam 
Ebbene sì lo confesso!
      Sol                         Re                      Lam
io comprendo chi mi lascia con sarcasmo nella scia del sorpasso
      Sol                     Re                      Lam
nella vita sei reietto se non credi alle bugie del progresso
        Mim                                                Lam
e il giudizio della corte è il solo premio che mi viene concesso.

           Lam 
Io sono un fesso!
       Sol                           Re                       Lam
Il mio uscio è sempre aperto, puoi rubarmi il poco che mi è rimasto
      Sol                           Re                        Lam
io mi svendo e non comprendo l’abbondanza di chi siede al mio posto
       Mim                                                Lam
fai un plauso a quest’ingenuo che non vuole far pagare l’ingresso   

              Mim 
Ma che povero fesso...

           Lam 
Io sono un fesso, non difendo me stesso
ghiotta preda di chi al mondo ha la mania del possesso
                   Sol
mi commuove chi mi prega di non piantarlo in asso
scavalcando quei confini che gli avevo concesso
           Re
Io sono un fesso, credo nel compromesso
sono un bimbo di buon senso e muovo il primo passo
                  Lam 
mi difendo col sorriso, faccio quello che posso
e se muoio non risorgo, pure se crocefisso 
                Sol
mi manipola per bene chi sa piangersi addosso
per poi dopo scaricarmi in mezzo a chi è retrocesso
           Re
Io sono un fesso, troppo spesso compresso
sempre a tua disposizione, pure quando sto al cesso

                   Lam            
Pure quando sto al cesso. Ma quante volte è successo! 
                  Sol  
Accade sempre più spesso!
               Re
E poi comunque vada…
         Lam
Sarà sul cesso!
         Sol      Re
Comunque vada…
            Lam
io sarò sul cesso!
               Mim 
Beffa del contrappasso…

           Lam 
Io sono un fesso, non conquisto l’amplesso
sono troppo un buon amico per accedere al sesso
                     Sol
come un cane mi accontento quando mi tiri un osso
vado in guerra con la fionda, sono proprio malmesso
           Re 
Io sono un fesso, qualche volta depresso
penso di dover comprare se disturbo il commesso
                   Lam 
Me ne vado in giro solo troppo a lungo represso
se difendo l’orticello dopo un poco mi stresso
                  Sol
dimmi quanto sono bravo e se mi sfrutti è permesso
ti farò sentir vincente dopo quello che ho ammesso
                      Re
molto lieto che il confronto ti regali il successo
ma il bilancio è prematuro meglio non farlo adesso

                  Lam
meglio non farlo adesso, aspettiamo il trapasso
     Sol                      Re                      Lam
Rimandiamo a quando ci ritroveremo tutti sotto a un cipresso
    Sol                         Re                  Lam
nonostante il tuo giudizio sono fiero di restare me stesso
     Sol                      Re                     Lam
e ti lascio a degustare la vittoria contro un reo confesso
      Sol                     Re                      Lam
Ne riparliamo quando ci ritroveremo tutti sotto a un cipresso

Parole e musica di Marco Perasso, Licenza Creative Commons.

Una cassaforte per la spazzatura


Cara AMIU,

azienda all’avanguardia che gestisce i rifiuti solidi urbani della civilissima Città Metropolitana di Genova, voglio che tu sappia che pago una salata tassa per lo smaltimento dei rifiuti allo scopo ben preciso di vivere in un ambiente pulito, non per avere una personalissima cassetta di sicurezza in cui depositare la mia spazzatura.

Visto che aver chiuso a chiave i cassonetti dell’immondizia impedisce al viandante di passaggio di fare uso della mia cassaforte, da altruista quale sono credo che dimenticherò di chiudere a chiave la suddetta, acciocché il mondo intero, e indirettamente io stesso, possiamo trarre beneficio dal mio gesto magnanimo; e poi, diciamocelo pure…

…BELIN son ligure, devo pagare come una banca per poi ritrovarmi della rumenta lasciata in giro da chi non ha la chiave della cassaforte?!?

Riflessioni criptiche di un programmatore – Fuori dal solco yin e yang


Uscire dal solco è per me avvicinarsi alla verità, ossia aumentare la consapevolezza.

Una strada è quella di abbandonare giudizi, preconcetti, interpretazioni.

Fare il vuoto, aumentare l’entropia.

L’entropia è la misura, al negativo, della quantità di informazione: maggiore l’entropia, minore l’informazione.

Un’idea è una sorta di avvallamento nella superficie mnesica, un solco; se abbandono l’idea senza sostituirla con un’altra il solco si appiana e l’informazione si riduce, l’entropia aumenta.

E’ come cancellare dei segni da un foglio fino a tornare alla superficie bianca, in cui l’entropia è massima e l’informazione nulla, è quella che definirei la via yin all’illuminazione.

Ma a ben vedere esiste una seconda via altrettanto valida, che definirei yang, e consiste nell’aggiungere informazione.

Via via che si maturano nuove idee la superficie mnesica si arricchisce di solchi, il foglio si riempie di tratti fino ad arrivare a una superficie uniformemente scavata, a un foglio senza più spazi bianchi.

Il massimo dell’informazione equivale a nessuna informazione. L’infinito collassa nello zero. Il cerchio si chiude.

Non importa che strada scegli, l’entropia, per un ben noto fenomeno fisico, è destinata ad aumentare, e alla fine la verità avrà il sopravvento.

E’ solo questione di tempo. The best is yet to come!

Ringrazio Corrado Malanga per i suoi preziosi spunti sull’entropia.