Osservo mio figlio che viene manovrato da un videogioco; è totalmente immedesimato, ora si agita, ora esulta, ora si arrabbia. Gli input sonori e visivi che lo raggiungono creano nella sua mente un mondo che percepisce, a tutti gli effetti, reale.
D’altra parte non merita forse questo appellativo, un fenomeno che provoca cambiamenti fisiologici come l’aumento del livello di adrenalina o il rilascio di ormoni?
Dall’alto della mia presunzione lo guardo con alterigia e gli suggerisco che il mondo vero è diverso, di uscire fuori e sudare calciando una palla; perché lui in quel momento sta vivendo una realtà virtuale, simulata, profondamente diversa da quella che ci circonda, nella quale dovrà poi abituarsi a fronteggiare problemi e difficoltà.
Parlo di presunzione perché, riflettendo, io non sono poi diverso da lui. Attenzione però: con un notevole balzo di qualità, perché io non uso videogiochi ed il mio simulatore è molto più comodo e sofisticato, visto che mi è stato installato direttamente nel cervello.
Per spiegarti cosa intendo ti faccio un esempio: un automobilista mi taglia la strada. Questo evento provoca nel mio corpo una serie di cambiamenti chimici che mi faranno reagire in un certo modo. Se mantengo l’autocontrollo, non lo manderò a quel paese, ma quantomeno i battiti del cuore risulteranno accelerati. Altre alterazioni chimiche andranno a coagularsi per formare il ben noto concetto di ‘incazzatura’. Più in generale, a queste alterazioni chimiche possiamo attribuire un’etichetta: emozioni.
Quanto appena descritto è quello che definirei un evento reale (qualsiasi cosa possa voler dire, posto che pure questa asserzione non è pacifica; ma evitiamo di cavillare troppo). Ma vediamo che succede dopo.
L’automobilista si è allontanato, ho avuto la forza di non insultarlo. Eppure, la mia mente continua a ripropormi l’accaduto.
“Hai visto che rischio? Non ha nemmeno messo la freccia. Non andavi veloce, ma potevi comunque prendere una bella botta! Avresti dovuto dirgli qualcosa. Bisognerebbe andare in giro con un carro armato e colpirli tutti, quelli che fanno un lavoro del genere. Pensa se non lo vedevi per tempo. Ma perché certa gente è libera di circolare? Chissà quanti incidenti avrà causato quell’idiota! Il problema di andare per strada non è stare attenti alla propria guida, ma a quella degli altri… ti è passato vicinissimo, per un soffio non l’hai preso…”
Ecco, questa invece è simulazione, è realtà virtuale.
Realtà, perché quei pensieri sono in grado di provocare le stesse alterazioni chimiche dell’evento originario; sono in grado di scatenare emozioni.
Virtuale, perché l’evento originario ormai se ne è andato; non c’è più alcun automobilista vicino a me, eppure sono qui, nel caldo del mio letto, e rivivo quegli istanti riprovando le stesse emozioni come se tutto stesse riaccadendo ora.
L’aspetto interessante e, se vogliamo, tragico è che si può venire a creare una spirale auto rinforzante: il pensiero provoca emozioni, le emozioni rendono reale il pensato, con conseguente rafforzamento del pensiero; il cerchio si chiude e viene reiterato in un automatismo difficile da arrestare.
Come vedi, il potere del nostro cervello è enorme, ma spesso non ce ne rendiamo conto; così finiamo per assaporare la nostra vita in minima percentuale, lasciando il resto a film mentali, rivisitazioni più o meno fedeli di accadimenti passati. Masturbazioni cerebrali. Già, perché il nostro simulatore è bravo anche nella fiction, riproponendoci eventi in chiave rivisitata, idealizzata ed in definitiva ancor meno reali.
Alla luce di queste considerazioni, mi restano ben pochi consigli da dispensare a mio figlio: meglio impegnarsi per imparare a disinnescare la moviola, edulcorante o acidificante che sia, ed apprezzare in toto l’unica realtà che, allo stato attuale delle mie conoscenze, ci è dato di vivere: quella del momento presente.
Riferimenti bibliografici:
Eckhart Tolle – Il potere di adesso. Una guida all’illuminazione spirituale