Archivio mensile:dicembre 2014

L’intelligenza dei computer


I computer sono stupidi.

A dispetto di quanto vuol farci credere la cinematografia nella quale ci si affida spesso al responso del cervello elettronico, i computer non sanno fare più di ciò per cui sono stati istruiti. Paragonati ad un essere umano, sono in grado di farlo molto velocemente: è questo che regala loro un’aura di pseudo intelligenza.

I computer funzionano grazie a programmi, codificati da esseri umani. A volte esistono programmi che creano altri programmi, in una catena che può anche essere anche lunga, ma risalendola a ritroso si arriva sempre ad un’origine di natura umana.

Riducendolo ai minimi termini, un programma per computer può essere ricondotto alla seguente sequenza:

Se si verifica questo
  allora fai questo
altrimenti se si verifica quest'altro
  allora fai quest'altro
...
altrimenti se ti hanno detto di terminare
  allora termina
altrimenti ripeti dall'inizio

Ovviamente la sequenza di se… allora… è mostruosamente lunga, ma questo non aggiunge complessità al modello.

Risulta subito evidente un fatto: se si verifica un evento non previsto, il programma non sa che fare; non riuscendo a gestire la situazione si bloccherà, andrà in errore, o semplicemente ignorerà il fatto.

Il programma viaggia lungo solchi rigidi ed immutabili.

Il cervello umano è diverso, in particolare quello dei bambini. Il cervello umano crea nuove regole in base all’esperienza ed agli errori. In pratica è un programma che si auto adatta, pur se non strutturato nella maniera rigida schematizzata sopra. Il cervello umano può permettersi di ignorare tutte le istruzioni, per inventarsene una nuova sul momento. Il cervello umano ha il grosso vantaggio di poter sbagliare.

Che gli succede col passare del tempo? Col passare del tempo tende a comportarsi come il programma. Mano a mano che cresce l’esperienza, che gli accadimenti quotidiani possono essere ricondotti a modelli già visti, entra in gioco l’automatismo, molto efficiente perché permette di dare una risposta quasi immediata allo stimolo esterno.

Il cervello diventa infallibile nell’ambito di un certo dominio applicativo: fornisce risposte immediate ed invariabilmente corrette. Ma stereotipate ed in ultima analisi stupide.

capricci_e_computer

Le risposte di un anziano sono molto meno originali di quelle di un giovane, e spesso le idee di quest’ultimo sono giudicate errate dal primo perché da lui non catalogabili nella sequenza di istruzioni del proprio programma.

L’anziano ha molte più probabilità del giovane di “andare in blocco”, perché col tempo dimentica di avere la possibilità di auto aggiornarsi, immerso com’è nella presunzione alimentata dai propri successi.

In parole povere, invecchiando si tende a diventare stupidi. Ma non a causa di deficit mentali, demenze senili o affini, ma della propria presunzione e pigrizia che offrono rifugio nel confortevole calore delle abitudini.

Occorre un grosso sforzo di volontà per non cadere nella trappola, ma è l’unico modo per non invecchiare sul serio.

La fionda gravitazionale


Sai di cosa si tratta? Provo a spiegarlo con le poche conoscenza a mia disposizione.

Quando un veicolo spaziale deve raggiungere un punto remoto nello spazio e l’energia necessaria per affrontare un percorso diretto sarebbe proibitiva per la tecnologia a disposizione, si utilizza un trucco ingegnoso nella sua semplicità, in pratica consistente nello sfruttare fonti di energia alternative che si trovano lungo il cammino.

La fonte di energia in questione è la forza di gravità: in parole semplici si dirige la navicella in prossimità di un pianeta o altro corpo celeste dotato di notevole massa, non troppo vicino altrimenti ne verrebbe risucchiata, e questo le imprime un’accelerazione dandole una bella spintarella in modo completamente gratuito.

Ad esempio, per raggiungere Saturno non si manda la sonda direttamente verso quel pianeta: la si manda invece verso Giove, il quale le fornisce l’energia aggiuntiva necessaria per raggiungere la destinazione. Una sorta di tappa tecnica ai box.

Willy_il_coyote

Questo mi ha stimolato una riflessione: tutti gli eventi della nostra vita caratterizzati da una certa ‘massa’ possono essere sfruttati in base allo stesso principio; se ci avviciniamo troppo possono risucchiarci, ma se manteniamo la giusta distanza possono darci la spinta aggiuntiva che può proiettarci verso le stelle.

Ogni evento dotato di un certo spessore (sia esso positivo o negativo: la nascita di un figlio, la morte di un caro, una vincita alla lotteria) rappresenta per noi un profondo avvallamento lungo il cammino, qualcosa in grado di inghiottirci e farci perdere il controllo della situazione; ma se riusciamo a non avvicinarci troppo, a non rimanere coinvolti, a mantenere il distacco, ecco che ci può caricare di energia addizionale, che avremo a disposizione per raggiungere obiettivi ancor più lontani.

Credo che nella vita non esistano eventi oggettivamente positivi o negativi; lo sono soggettivamente, quello sì.

Ma oggettivamente si tratta dell’equivalente di corpi celesti dotati di massa, più o meno grandi: sta a noi non lasciarci attrarre e sfruttarli intelligentemente per proiettarci con rinnovata energia verso l’infinito.