Accogliere il dolore altrui può essere molto difficile, soprattutto se si tratta di una persona cara; la tentazione è allora quella di aiutare, alleggerire il fardello, mettere a disposizione la nostra esperienza per indirizzare, dimenticando che ognuno è il solo responsabile della propria vita.
Non abbiamo mezzi per sentire direttamente ciò che l’altro sente, possiamo al più proiettare su di lui il nostro mondo interiore.
Allora la domanda sorge spontanea: nel momento in cui intervengo aiutando, consolando, consigliando una persona, quale sofferenza sto cercando di alleviare, la sua o la mia?