Archivio mensile:agosto 2015

Errori di progettazione


Anni fa, fronteggiando le problematiche legate ai miei due figli neonati, osservai (ahimé, il passato remoto è più che mai adeguato) che gli esseri umani sono affetti da almeno due errori di progettazione:

  1. il cibo e l’aria entrano dalla stessa apertura, per poi prendere strade separate grazie ad una valvola (l’epiglottide) che ne decide la destinazione; questo comporta il grosso rischio di soffocamento in caso di malfunzionamento accidentale del meccanismo; sarebbe stato sicuramente più sicuro separare in modo netto gli orifizi di ingresso;
  2. nel caso delle femmine, la vagina vicino all’ano crea problemi di infezioni della prima in caso di contaminazioni da feci; anche in questo caso, meglio sarebbe stato posizionare i due apparati in maniera differente.

Ora, la riflessione che pongo in merito al dibattito creazionismo/evoluzionismo, argomento peraltro già affrontato in un articolo precedente, è la seguente: se veramente l’essere umano non fosse un prodotto dell’evoluzione ma oggetto di creazione da parte di qualche entità senziente, ciò non evidenzierebbe le forti carenze ingegneristiche di quest’ultima? Simili svarioni non verrebbero accettati da un reparto di controllo qualità.

grasso

Mi preme puntualizzare che il mio essere a favore dell’evoluzione non vuole negare l’esistenza divina, casomai ridimensionare un poco l’ingombrate ego degli esseri umani, molti dei quali ancora convinti, nonostante le loro evidenti imperfezioni, di essere stati creati ad immagine e somiglianza di Dio.

Radici fuori dal solco


Giorni fa, durante un’escursione, ho avuto modo di osservare alcuni alberi molto particolari; l’immagine tradizionale di albero, quello che tutti da bambini abbiamo avuto modo di disegnare, prevede un tronco verticale che sale in modo ordinato dall’alto verso il basso e che verso la parte alta si ramifica, di solito in due tronconi che svaniscono sotto ampi cespugli di fronde. Le radici, ben nascoste, sono saldamente ancorate al terreno.

Ebbene, alcuni di quelli che ho visto quel giorno si discostano decisamente da questa figura; per sopravvivere alle sfide loro imposte da Madre Natura si sono trovati costretti ad adottare una visione sicuramente fuori dal solco: ecco alcune delle foto scattate in quell’occasione.

alberi1

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Come puoi osservare, queste piante hanno avuto la capacità di adattarsi ad un evento che, considerato dal nostro punto di vista, si può ben definire catastrofico: un enorme albero sradicato dal vento e dalle intemperie.

Poiché però ad esso pare manchi la mente razionale, ha proseguito imperterrito nel suo cammino di crescita, senza perdersi in disperate lamentele contro il fato avverso e senza essere limitato dagli stereotipi dell’immaginario comune; il presunto cadavere della grossa vecchia pianta è divenuto il substrato per la crescita delle nuove, che traggono nutrimento da una serie di canali linfatici che funzionano talvolta sfruttando il consueto meccanismo della capillarità, talaltra – suppongo – grazie alla forza di gravità, in questa fantasiosa costruzione in cui le radici sono sopraelevate rispetto al tronco.

Mi piace condividere con te queste immagini, che mi ricordano un po’ un vecchio nonno che tiene sulle ginocchia il nipotino, perché testimoniano come dalla morte possa nascere la vita, come nessun evento possa essere aprioristicamente catalogato fra i positivi o i negativi, come la capacità di adattarsi e di leggere i fatti in modo alternativo permettano a qualunque essere vivente di andare sempre avanti, nonostante tutto.

Riflessioni sullo specchio


Vagando nelle mie letture ludiche mi sono più volte imbattuto nella seguente domanda trabocchetto: perché gli specchi invertono la destra con la sinistra ma non l’alto con il basso?

Se cerchi in rete troverai parecchie risposte a questo apparente paradosso, la cui spiegazione è tanto banale quanto rivelatrice del grado di affossamento nel solco della nostra visione antropomorfa: in realtà la domanda non ha senso, in quanto mal posta; l’equivoco affonda le sue radici nello stesso terreno che ci ha portato, in un passato ormai lontano, a sostenere – talvolta con inusitata ferocia – che il sole gira attorno alla terra.

In effetti gli specchi non invertono alcunché, riflettono semplicemente la realtà per quello che è; siamo piuttosto noi ad operare mentalmente l’inversione, immaginando la posizione che ci troveremmo ad avere dopo aver girato su noi stessi così da situarci virtualmente al posto dell’immagine riflessa.

Se tu fossi l’Uomo Ragno, che come ben sai preferisce spostarsi lungo le pareti ed il soffitto ruotando in verticale e non in orizzontale, avresti la convinzione opposta, ossia che gli specchi invertono l’alto con il basso; ma, pur se dotato di super poteri, ti troveresti lo stesso dentro ad un solco che ti fornisce un’impressione altrettanto errata.

spiderman

La spiegazione di questa finta stranezza mi piace particolarmente, perché rivela ancora una volta quanto siamo saldamente ed inconsciamente ancorati alle nostre prospettive, che carichiamo senza motivo di valenze assolute nonostante molta acqua sia passata sotto ai ponti dagli errori di Tolemaica memoria, e ci sentiamo così superbamente evoluti rispetto a chi aveva preso certe cantonate.

Riflessioni durante un giro in bici: lo stallo del binario


Sono in sella alla mia mountain bike, sulle alture del ponente ligure. Sto passando a fianco a numerose pale eoliche, la mente che saltella oziosamente di pensiero in pensiero. Improvvisamente uno di questi prende il sopravvento sugli altri: perché tre?

Perché tre pale, e non due? O quattro? Non ho conoscenze di tipo ingegneristico, la risposta che mi sono dato, e che ti propongo, è basata unicamente sul buon senso, con tutte le imprecisioni del caso. Ad onor del vero, prima mi sono premurato di verificarla chiedendo consiglio a Google; non ti riproporrò però le spiegazioni tecniche che ho trovato, ma solo la mia originaria, sicuramente non rigorosa ma non così lontana dal vero. E che comunque nulla toglie al succo del discorso a cui mi preme di arrivare.

Una sola pala è insufficiente, la ruota non potrebbe girare con tutto il peso da una parte. Perché non due? Due potrebbero essere sufficienti… tanti sono i pedali della mia bici, e funzionano a dovere dopotutto…

Invece, se osservi il disegno, ti renderai conto che due sole pale creano una sorta di situazione indeterminata, quando si trovano ad essere allineate perpendicolarmente alla direzione del vento.

eolo

Come vedi, la spinta viene esercitata con uguale intensità tanto sulla pala superiore quanto su quella inferiore. Ovviamente l’equilibrio è instabile, quindi prima o poi una delle due forze prevarrà sull’altra; ma dal punto di vista del rendimento questo non è ottimale, perché di fatto una frena l’altra; inoltre, la situazione di indeterminatezza toglie fluidità alla rotazione, portando a situazioni in cui un po’ si ruota in un verso per poi magari rallentare, invertire rotta e ruotare nell’altro.

Con tre pale, tutto cambia radicalmente: non si potrà mai verificare che il vento spinga contemporaneamente con uguale angolo di incidenza su più pale, inoltre l’inclinazione delle due pale che si trovano per così dire ‘oblique’ rispetto alla direzione del vento è tale da minimizzare la forza di resistenza.

eolo1

Quattro? No, quattro no, si tornerebbe al caso di due pale con in più altre due inerti, poste parallelamente alla direzione del vento, che aggiungono solo peso inutile.

Cinque? Si tratta solo di una complicazione del caso tre, con peso e resistenza aggiuntivi; meglio fermarci qui, l’ottimo è tre.

E, a ben pensarci, mi sembra di ricordare che anche i motori elettrici abbiano tre bobine disposte a triangolo: sono pronto a scommettere che la ragione sia, nei fondamenti, la stessa.

Ora voglio spingermi in una illazione azzardata: non sarà forse che il nostro modo duale di pensare sia affetto da problemi simili? Come avevo già argomentato in un articolo precedente, la logica binaria su cui si basa il nostro pensiero razionale è utile in certi contesti, ma deleteria in altri: noi invece la eleviamo ad unico strumento di comprensione, e così facendo a mio avviso commettiamo un grosso errore. Con due sole forze polarizzanti non si va da nessuna parte, ce ne vuole quantomeno una terza che faccia la differenza, per non restare in una situazione di indecidibilità, di stallo infruttuoso.

Secondo alcune tradizioni esoteriche, in natura esisterebbero tre forze (legge del tre): attiva, passiva e neutralizzante. Due sole non sarebbero sufficienti a produrre un fenomeno, perché si verrebbe a creare lo stato di indeterminatezza che ho illustrato sopra.

Non voglio qui addentrarmi o sostenere questo punto di vista, lascio a te il piacere di approfondire se lo riterrai opportuno; il mio obiettivo è puntualizzare quanto sia utile ma al tempo stesso tremendamente limitante ragionare per insiemi, catalogando ogni esperienza con approccio binario: appartiene o non appartiene, è romanista o laziale, è di destra o di sinistra, e ateo o credente.

La testa ragiona così, ma il cuore ragiona diversamente. La prima fornisce le risposte utili nell’immediato, il secondo quelle utili nella vita; credo valga la pena di puntare lo sguardo un po’ più in là.