Ebbene sì, ho cambiato idea. Questo è un articolo, spero il primo di una lunga serie, in cui mi ricredo su quanto espresso in precedenza nel presente blog. Che si tratti di evoluzione o involuzione poco importa, comunque sia è un cambiamento e ciò mi basta.
L’articolo da cui voglio prendere le distanza è quello in cui dichiaro guerra a Silvio; da allora sono passati poco più di quattro anni, ma posso affermare con una punta di soddisfazione che la mia visione della vita è cambiata profondamente.
A quel tempo reputavo indispensabile eliminare una parte di me che costituiva un impedimento alla mia evoluzione, alla possibilità di essere me stesso. La chiamai Silvio, con un ben preciso intento di distacco; esternai il mio odio verso quel personaggio figurato, e gli dichiarai apertamente guerra.
Quello che allora non avevo però chiaro era che qualsiasi forma di guerra, pur se solo figurata, non porta da alcuna parte: combattere il nemico significa l’annientamento di entrambi; perché i nemici non vanno eliminati, vanno trascesi. E, trascendendoli, si può arrivare a comprendere che in fondo non sono davvero dei nemici e, forse forse, li si può persino trasformare in alleati.
Chi è dunque veramente Silvio?
Lo immaginavo un individuo egocentrico, narcisista, insicuro, subdolo, che agisce dietro le quinte con l’intento di mettermi i bastoni fra le ruote. Lettura molto dura ed aggressiva… tale da sembrare una creazione della mente di quel Silvio da cui tanto volevo prendere le distanze.
Invece Silvio non è nulla di tutto questo; è solo un bambino che ha bisogno di attenzioni. Coi bambini la linea dura non porta a nulla: se lui piange e tu gli urli di smetterla, quello piange ancor più forte. Occorre invece un approccio materno, comprensivo.
E’ vero, ogni tanto fa i capricci: vuole sentirsi dire che è bravo, vuole mettersi in mostra; vuole sentirsi accettato, compreso. E cosa ho fatto invece io? Mi sono messo a sgridarlo, ad additarne l’inadeguatezza, rimarcandola. Linea dura! Dichiarazione di guerra! Ma ti pare sensato?
Non so se hai mai visto il film ‘Il sesto senso’, nel quale il bambino protagonista viene continuamente spaventato dalla visione agghiacciante di persone morte: ebbene, questi fantasmi cercano solo di essere ascoltati, aiutati; e finché lui, terrorizzato, li rifugge, loro continuano a presentarsi. Alla fine però capisce che stanno solo chiedendo aiuto, e decide di ascoltarli; solo allora riesce a liberarsene.
La trovo una metafora squisita: Silvio è solo un fantasma, il fantasma del bambino che non ha ricevuto le attenzioni di cui aveva bisogno; e adesso le vuole da me, vuole che lo accetti, lo abbracci e gli dica: vai bene così come sei, stai tranquillo.
Solo allora, appagato, si dissolverà.
Ti ritrovi in questa situazione? Anche tu pensi di avere aspetti che non sopporti, che vorresti a tutti i costi cambiare, e che cerchi di nascondere e soffocare il più possibile? Ebbene, finché non li accetterai, questi continueranno a riaffiorare e a perseguitarti. Abbraccia il bambino imperfetto che è in te, e crescerete insieme.