Archivio mensile:febbraio 2023

Il soffio della vita


Quando l’illuminazione nasce dal profondo della propria interiorità.

Parole e musica di Marco Perasso, Licenza Creative Commons.

La Fa#m La Fa#m

                La                            
Il soffio della vita, per davvero, è tutto qua
                   Fa#m
ne abbiam le palle piene della spiritualità
                Sim
io canto queste strofe con profonda libertà
                La              
ho finalmente appreso la scioccante verità

              La                            
mi illumino d’incenso, ma che immensa assurdità
                Fa#m
se tutto è vibrazione, il vibratore chi ce l’ha?
            Sim
distopica esperienza, l’impressione di Degas
               La              
comprendo la potenza della sua bestialità

                     La                             
La mia risposta è il baco del calo del malo
                 Do
la brezza soffia forte, stramazzo se inalo 
               Re
fornitemi un appoggio, un albero, un palo
                   La
quant’è potente il baco del calo del malo

               La                            
Il senso della vita, ti chiederai se c’è
                Fa#m
io dico: puoi goderne senza avere alcun perché
                Sim
i valori e la morale sono solo dei cliché
               La              
talmente convincenti che puoi farci un bel bidet

                 La                            
e a proposito di questo sento crescer dentro me
             Fa#m
una potenza enorme che rilascio nel privé
                Sim
la forza del profondo, l’impressione di Monet
             La              
pneumatico disagio, io ne sono alla mercé

                   La                             
Ma quant’è buio il beco del chelo del melo
            Do
sonorità tribali che ti strappano il velo
                Re
ne sono uscito vivo ma però per un pelo
                   La
il pelo del beco del chelo del melo

      		  La
Il respiro della vita più o meno è questo qui
                   Fa#m
non c’è canalizzazione più diretta di così
              Sim
è l’origine del vero, lascia perdere il tiggì
               La              
il ciuffo ti scompiglia e ti sconquassa il pedigree
              
La                            
è la tua porta stretta, il passaggio è quello lì
                   Fa#m
dell’illuminazione è perlomeno l’abici
            Sim
saper lasciare andare, l’impressione di Dalì
                La              
la vittoria è di chi molla, lo sostengo da quel dì

                    La                             
Ma quant’è fondo il bico del chilo del milo
                 Do
la forza dirompente di una piena del Nilo     
               Re
più siedi dirimpetto e più ne apprezzi il profilo
                   La
quant’è potente il bico del chilo del milo
   
	            La
Il profumo della vita, lo ripeto da un bel po’
                   Fa#m
potrebbe non piacere, ma si fa quel che si può
                  Sim
l’illusione di mercato mi propone acqua di Giò
                La              
su grandi cartelloni alla fermata del metrò
              
                 La                            
Coprire, non sentire... è un po’ l’essenza dello show
                   Fa#m
distogliere l’olfatto, ambarabaciccicoccò
              Sim
per non realizzare, ma prima o poi lo capirò
                La              
che siamo nella merda dentro a un quadro di Mirò

                      La                             
Ma quant’è stretto il boco del colo del molo
                 Do
s’allarga all’improvviso e tutto rade al suolo
          Re
inflata il pirocumulo e prende il volo
                   La
che presa per il boco del colo del molo
  
	         La
L’aroma della vita, se ne apprezzi le virtù
                   Fa#m
suffimigi di salute, ma che gran tiramisù
                  Sim
non ti lasciar fregare dalle balle alla tivù
                La              
e riempi i tuoi polmoni con la forza del grisù
              
                 La                            
ma certo qui non voglio smantellare i tuoi tabù
                   Fa#m
ognuno ha il suo percorso, tortuoso per lo più
              Sim
ma se pensi di guardarmi col nasino all’insù
               La   
te lo dico una volta e non te lo ripeto più

che puoi baciarmi il

La                             
baco del calo del malo
   Do
Il beco del chelo del melo 
   Re
Il bico del chilo del milo
   La
Il boco del colo del molo

Le dimensioni della consapevolezza


In questo periodo si parla molto, nei vari testi e video di evoluzione spirituale, di passaggio dall’attuale livello di coscienza 3D al nuovo livello 5D. La mia petulante razionalità, che vuole sempre avere voce in capitolo ed è evidentemente ancora saldamente ancorata alla terza dimensione, si è domandata cosa significhi tutto ciò, e in cosa consistano le dimensioni di cui stiamo parlando. Voglio ora condividere con te alcune personalissime conclusioni con cui l’ho messa provvisoriamente a tacere; non prenderle troppo sul serio, sto solo giocando un po’.

Partiamo innanzitutto dal concetto di dimensione logica attraverso un esempio che distingue fra ‘uso’ e ‘menzione’ delle parole.

Se affermo:

Genova è sul mare

sto usando la parola ‘Genova’ nella sua funzione di indicatore semantico che permette di individuare mentalmente la città in questione.

Se invece affermo:

'Genova' è composta da sei lettere

come puoi notare dal virgolettato non sto usando la parola, ma la sto menzionando: non intendo riferirmi alla città, ma, appunto, alla parola stessa (affermare che una città è composta da sei lettere sarebbe privo di significato).

Questo esempio mette in evidenza due livelli fra loro non mescolabili:

  1. al primo livello si parla di oggetti;
  2. al secondo livello si parla di parole, che a loro volta parlano di oggetti; in altri termini, si parla del primo livello: è un linguaggio che parla di un altro linguaggio, ossia un metalinguaggio.

Nel quotidiano questi due livelli tendono a confondersi perché entrambi si avvalgono della lingua naturale, anche se riusciamo implicitamente a distinguerli; talvolta non ci riusciamo e allora nascono incomprensioni o situazioni comiche nella loro paradossalità.

L’esempio qui riportato si può parimenti applicare alla nostra percezione del mondo, che si stratifica lungo diversi livelli di consapevolezza; ciascun livello, o dimensione, si riferisce a (parla di, dà un significato a) il precedente.

  1. Livello delle sensazioni; i sensi mi fanno percepire oggetti intorno a me, che distinguo ma che non comprendo ancora appieno; è il livello della mia conoscenza del mondo.
  2. Livello funzionale, che completa di significato quanto percepito al livello precedente, parlando di esso: distinguo ad esempio una penna, che mi permette di tracciare segni su un altro oggetto, che chiamo ‘foglio di carta’; è il livello della mia conoscenza sul mondo: comprendo le potenzialità degli oggetti, ma non il loro lo scopo ultimo (perché tracciare segni su un foglio? Che senso ha?).
  3. Livello esistenziale, che dà significato al livello precedente, attribuendo una ragion d’essere ai vari oggetti: traccio dei segni su carta perché voglio comunicare. Facendo leva su un’interpretazione teleologica, questo è il livello del giudizio: utile/inutile, innocuo/pericoloso, giusto/sbagliato.

Questi tre livelli descrivono quelle che sono le dimensioni dello stato di coscienza 3D, e si possono applicare, oltre che al mondo circostante, anche alla percezione del sé, secondo la sequenza:

  1. attraverso i sensi mi accorgo di esistere, ma non so nulla di me;
  2. osservando ciò che i sensi mettono a disposizione, comprendo di essere un individuo in possesso di determinate caratteristiche; a questo livello non so ancora qual è il loro scopo, non riesco a dar loro un significato;
  3. osservando quanto appreso al secondo livello, comprendo che posso dare un senso alla mia esistenza ad esempio mettendo a disposizione le mie attitudini, offrendo prestazioni che possano migliorare la vita altrui, ottenendo in cambio una remunerazione che permetta il sostentamento mio e della mia famiglia.

Poiché ogni livello ‘spiega’ il precedente, è evidente che per poter modificare quanto percepito ad un livello occorra ricercare un significato per tale cambiamento, e questo si può fare solo al livello immediatamente superiore.

Posso ammettere che il colore della penna è verde e non rosso come credevo (livello 1), se attribuisco un significato a questo cambiamento giustificandolo col mio daltonismo (livello 2).

Posso accettare di lasciare il mio attuale impiego (livello 2), se riesco a collocare il cambiamento in un contesto di miglioramento professionale che garantisca maggior sicurezza per me ed i miei cari (livello 3).

Nietzsche sosteneva che chi ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi come; dalla lettura delle epistole dei condannati a morte durante l’olocausto si evince come coloro che riuscivano ad attribuire un significato alla propria morte (ad esempio perché sarebbe servita a rovesciare la dittatura) andavano incontro alla pena con maggiore serenità rispetto a coloro che credevano di essere stati giudicati per motivi assurdi.

Va rimarcato che più saliamo di livello più le resistenze al cambiamento di fanno forti: posso accettare di buon grado di aver scambiato una volpe per un gatto, sono assai riluttante nell’ammettere di essermi sbagliato sul conto del mio migliore amico, sono praticamente irremovibile sulle mie convinzioni etiche e morali, al punto che, se crollassero, rischierei la depressione o chissà quali altre patologie.

Fino a qualche anno fa ero in perfetto equilibrio nella mia coscienza 3D, e il significato che la consapevolezza di terza dimensione riusciva a dare alla mia esistenza era sufficientemente convincente; poi, piano piano, hanno iniziato a fare capolino i dubbi, per esempio: OK, OK, lavoro per mantenere me e la famiglia… ma è tutto qui, o c’è dell’altro? Questa è l’unica via per me? Che succede se non mi adeguo, se smetto di fare il bravo? La vita prosegue su binari diversi? Continua ad avere un senso?

Improvvisamente il mondo del counseling, così profondamente imperniato sulla sospensione del giudizio, mi ha aperto le porte del quarto livello di percezione; o almeno è questo che mi piace pensare.

Che significa astenersi dal giudizio? Significa rinunciare alla distinzione fra bene e male, o meglio, trascenderla. La distinzione rimane, ma su un piano diverso: resta nella terza dimensione, e la coscienza la osserva neutralmente dalla quarta.

Da quel nuovo piano perde di importanza lo specifico percorso che scelgo nella vita: ciò che conta è agire, fare esperienza, a prescindere dalla strada imboccata e dai risultati ottenuti; ogni cammino intrapreso sarà un tassello in più nella conoscenza di me; è questo il fine ultimo che, a questo livello percettivo, attribuisco alla mia esistenza.

E per un po’ ho ritrovato l’equilibrio che avevo perduto.

Ora sento che un nuovo senso di angoscioso vuoto mi pervade, sembra che tutto abbia perso valore e significato. L’impianto razionale che ho messo in piedi fin qui non regge più.

Che sia il preludio a un nuovo salto di coscienza? Riuscirò finalmente a dare voce al mio cuore?

Resto fiducioso in osservazione di me.

Watzlawick, Paul – Beavin, Janet Helmick – Jackson, Don D. – Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi

Marco Perasso – Fuori dal Solco