Concerto all’aperto di Max Gazzè.
Transenne delimitano la platea dei posti a sedere.
Avvio tranquillo sulle note di ‘Raduni ovali’. Ciascuno è al proprio posto.
Poi l’energia inizia a fluire, le gambe iniziano a muoversi, qualcuno si alza per mettersi a ballare in un corridoio laterale.
Lascio la comoda sedia e mi unisco al rivoluzionario gruppetto di persone.
Non tarda ad arrivare il ragazzo della security, che ci invita a riprendere il nostro posto.
Rifletto: è il suo ruolo, è per evitare che qualcuno si faccia male. Avrà certo ricevuto istruzioni in tal senso, mantenere l’ordine.
Mi guardo attorno, proprio non riesco a tornare a sedere! A fianco a me un’aiola interrompe la fila di transenne, al di là c’è la zona esterna alla platea, quella occupata dall’informe branco di coloro che non partecipano formalmente al concerto.
Scavalco l’aiola, ed esco. Mi ritrovo a due metri da dov’ero prima, ma ora sono fuori, ora posso ballare liberamente, assieme a molta altra gente. Il pensiero di quanto possa fare la differenza un passettino laterale mi strappa un sorriso. La visuale del palco è peggiorata, ma chi se ne frega? La musica arriva potente.
Da ‘fuori’ ballo pericolosamente assieme ad una moltitudine di persone, e osservo quelle ligie da cui mi sono appena allontanato, sedute al sicuro al proprio posto. Avverto in loro un’enorme energia repressa: ma sicuramente è tutto nella mia testa. Comunque non m’importa, ora posso muovermi liberamente.
Questi anni di restrizioni mi hanno insegnato a riconoscere e dar voce allo spirito libero che è in me.
Nulla tornerà più come prima, per fortuna ho smesso di credere alla favola di Adamo ed Eva.