Archivio mensile:marzo 2021

Resurrezione


Nell’articolo Overlook Hotel ho riportato ciò che ricordavo di un sogno fatto poco tempo fa, di cui ora credo di comprendere meglio il significato.

Quel sogno mi ha messo di fronte al mio bisogno di essere riconosciuto, di avere la conferma di esistere; bisogno che ritrovo in ogni mia interazione con le persone, e mi riporta ai primi tempi della scuola elementare, quando fuori in cortile si giocava a guardie e ladri, e da ladro ero fiero di me perché nessuno mi prendeva… finché ho realizzato che nessuno mi stava inseguendo, non mi consideravano proprio!

Adesso ho compreso che cercare la conferma della mia esistenza negli altri è un’illusione, così come cercare di essere ben voluto: nessuno mi vede veramente per ciò che sono, perché tengo nascosti molti miei aspetti per paura di non essere accettato e amato, col risultato di convogliare l’amore altrui verso un avatar virtuale, distogliendolo da me.

Che valore può avere la benevolenza di chi mi circonda, quando nel mio intimo so che regge su una finzione? Il vero amore nasce dall’accettazione incondizionata dell’altro, soprattutto degli aspetti spiacevoli; trovare il coraggio di essere me stesso ha il vantaggio di filtrare chi davvero mi ama, la paura che non resti nessuno è ciò che continua a tenermi nella recita.

Ma tutti questi sono solo giochetti della mente: alla fine esiste una sola, inoppugnabile conferma della mia esistenza: le mie sensazioni, le mie emozioni mi dicono costantemente che io ci sono, che sono vivo.

Cercavo prove nel posto sbagliato. La dissoluzione delle persone del sogno, la mia solitudine, la mia morte, rappresentavano solo la fine dell’ego.

Io sono altro. Chiudo gli occhi e sento che ci sono.

Non c’è bisogno di ulteriori conferme.

Disordine e coscienza: bottiglie piene o moglie ubriaca?


Porto una bottiglia vuota in cantina e penso con fastidio: accidenti che disordine! Quando ho travasato il vino le avevo poste per bene in fila sullo scaffale, allo scopo di prenderle con facilità, e riproponendomi di mettere poi quelle vuote nel ripiano sottostante, e invece guarda qua: dopo poco meno di un anno, il caos regna sovrano: barattoli di marmellata si sono intrufolati, alcune bottiglie vuote sono finite davanti alle poche piene rimaste rendendone difficile l’accesso, e c’è pure una bottiglia di limoncello regalata da chissà chi; è proprio vero, l’Universo tende spontaneamente al disordine.

In fisica questo fenomeno è descritto dal secondo principio della termodinamica, e il disordine prende il nome di entropia.

L’entropia è destinata ad aumentare costantemente: forme di energia ordinate si trasformano in forme meno ordinate fino a giungere a quella terminale, la più disordinata di tutte: il calore; mischiando acqua calda e acqua fredda otteniamo acqua tiepida ed è impossibile tornare indietro alla situazione di partenza. Le stelle bruciano e il loro calore si dissipa nel cosmo, e si ipotizza che fra miliardi di anni tutto avrà temperatura uniforme senza possibilità di ritorno: è la morte termica!

Questo sarebbe fra l’altro alla base della nostra percezione dello scorrere del tempo, fenomeno non presente in alcuna equazione fisica ma riconducibile ad un mero fatto di esperienza soggettiva. Basta osservare il filmato di un uovo che si rompe, prima proiettato in avanti e poi all’indietro, per rendersi conto che una delle due proiezioni va a rovescio ed è irreale, sebbene nessuna delle due stia violando alcuna legge fisica.

Ma torniamo per un attimo alla mia cantina; è facile immaginare, osservando una foto delle bottiglie in ordine (e piene) e una delle bottiglie in disordine (e vuote), la sequenza temporale dei due scatti; ma la domanda cruciale è: cos’è, in definitiva, l’ordine? E perché è più facile produrre disordine?

Ebbene, se ci rifletti uno stato ordinato deriva semplicemente da una valutazione della mente: di tutte le configurazioni possibili, ce ne sono alcune (poche) che sono preferite. Io preferisco le bottiglie piene. Non c’è nulla di intrinsecamente ordinato e disordinato nel mio scaffale in cantina, è solo un fatto legato al mio giudizio. Insomma, non è un problema dello scaffale, è un problema mio. E siccome di tutte le configurazioni possibili io ne prediligo solo poche, la probabilità di osservare uno stato che interpreto come disordinato è più elevata. Tutto qua.

Se mischio un mazzo di carte, le troverò in disordine. Questo per molti significa che i semi sono mischiati, e la sequenza che va dall’asso al re non è rispettata. E chi l’ha detto che quella configurazione sia da preferire? Solo una convenzione arbitraria. Ma quella convenzione ha stabilito che, delle 40x39x38x…x3x2x1 combinazioni possibili (fai tu la moltiplicazione), solo una è da considerarsi ordinata! è questa stessa convenzione che stabilisce che l’ordine si muta in disordine, e non un principio fisico.

L’uovo che si rompe riflette allo stesso modo un mio desiderio di integrità, che viene da me preferita allo sfascio totale. Tranne quando sono affamato.

Vista in questi termini, affermare che l’Universo si muove da uno stato ordinato ad uno disordinato significa semplicemente dire che lo preferivamo com’era prima: è una nostra interpretazione, l’Universo semplicemente cambia, e siamo noi che creiamo un significato laddove non c’è.

Cosa ha a che fare tutto questo con la coscienza?

Le idee e convinzioni sono semplicemente uno stato ‘ordinato’ della nostra struttura mnesica: comprendere un concetto è un po’ come mettere ordine nello scaffale.

Più la mia mente è ordinata, maggiori sono le idee che mi guidano, e meno sono cosciente, perché le convinzioni mi fanno perdere il contatto con la realtà circostante, che se ne infischia di accordarsi ai miei preconcetti su come dovrebbe essere.

Uscire dal solco significa dunque abbandonarsi al disordine, e incrementare così, contrariamente a quanto potrebbe sembrare in prima battuta, il proprio livello di coscienza.

Ma la vera domanda è: perché mai uno dovrebbe volere una moglie ubriaca?!? Io quel proverbio mica l’ho mai capito.

Overlook Hotel


Mi trovo nella sala delle feste di un lussuoso albergo.

Attorno a me molte persone, parlano e scherzano fra loro; una calda musica swing avvolge il loro vociare.

La sensazione nasce impercettibile, poi si fa più insistente: qualcosa non va, provo a interagire con loro ma sembrano non accorgersi di me.

Un brivido sale lungo la mia schiena, accompagnando il terribile sospetto che muta presto in convinzione.

Non mi vedono perché sono morto! Lo sono sempre stato, ma non lo sapevo.

La subitanea presa di coscienza cambia la mia percezione, la musica scema, uno ad uno i personaggi attorno a me si dissolvono, lasciandomi solo nel silenzio surreale di quella stanza enorme.

Un vago terrore misto a un pesante senso di solitudine si impossessano di me.

Sono morto, e sono solo: ecco ciò che mi sono sempre rifiutato di vedere.

Incompreso


Vorrei poterti dire ciò che penso liberamente, senza timore di dovermi difendere da te.

Vorrei che sentissi ciò che sento, che provassi ciò che provo, che comprendessi perché agisco come agisco.

Vorrei che mi conoscessi davvero e che mi amassi per ciò che sono, e non per ciò che ho fatto, sto facendo o farò.

So che non posso aspettarmi niente di tutto questo da te, perché sei qui per mettermi di fronte ai miei bisogni.

Un giorno imparerò a esserti grato.