Counseling

Accade un fatto con una persona che mi fa parecchio incazzare.

Ne parlo con un amico che mi offre generoso il suo sostegno: “dai non te la prendere, non ti devi arrabbiare, non ne vale la pena, lo sai com’è fatto!”

Invece di calmarmi la rabbia sale ancor di più, e i pensieri compulsivi si accavallano: “grazie del consiglio, come ho fatto a non pensarci prima? Adesso trovo il tasto per disinnescare l’incazzatura, lo premo, et voilà! Un uomo nuovo! Grazie davvero, mi sei stato decisamente di aiuto!”

Le intenzioni erano buone, ma il risultato non è stato quello sperato. Perché vedi, caro amico, io non mi sono confidato con te perché avevo bisogno di una soluzione. Lo so perfettamente che è inutile incazzarsi, e ciononostante rivendico il mio diritto a farlo.

Ciò di cui avevo bisogno era qualcuno che mi stesse vicino nell’emozione, qualcuno con cui condividerla, per non sentirmi solo nell’affrontarla: è un bisogno che si trova a monte di quello a cui tu hai, in totale buona fede, cercato di venire incontro.

Nel momento in cui mi offri una soluzione mettendomi di fronte all’inutilità della mia rabbia stai delegittimando le mie emozioni, il mio sentire: non importa se prive di fondamento, nel momento in cui le provo sono reali, e tanto basta. E dopo queste tue parole mi sento ancor più solo, perché il messaggio che arriva è del tipo: “ecco qua la pillolina per non sentire più dolore, manda giù e non scocciare!”

Lo sai che ti dico? Che non voglio affatto trovarla, questa maledetta soluzione! Voglio tenere in vita quel pretesto che mi fa sentire legittimato ad arrabbiarmi! Perché ciò di cui ho davvero bisogno è fare i conti con le mie emozioni, lasciarmi attraversare da esse, sentirle fino al midollo, e dopo, solo dopo, comprendere di poterne fare a meno.

E allora, amico mio, se mi vuoi essere di aiuto, ti chiedo di accompagnarmi in questo viaggio, di essere a fianco a me: non ho bisogno di ricette magiche, ma di qualcuno che provi a comprendere come mi sento in questo momento, senza dirmi se è giusto o sbagliato, senza giudicarmi. Che tu ci riesca o meno non importa, il solo averci provato mi fa sentire meno solo in questo cammino alla scoperta di me stesso.

Questa, per me, è la vera essenza del counseling: un atteggiamento di vita prima ancora che una professione.

Marco Perasso Counselor
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