Archivio mensile:aprile 2013

Primo piano e sfondo


Ecco un altro simpatico esercizio per uscire dal solco. Abbiamo visto in un articolo precedente come la nostra visione dualistica della realtà sia fuorviante, visto che quest’ultima è un tutt’uno inscindibile la cui comprensione richiede che si parta da una visione olistica e non da una suddivisione in parti.

Uno dei tanti criteri con cui siamo avvezzi ad applicare divisioni arbitrarie è quello di distinguere fra primo piano e sfondo: ciò appare intuitivo quando si parla di una fotografia o di un quadro, ma il concetto può essere esteso per andare ad abbracciare le situazioni più variegate: in un film, il protagonista fa parte del primo piano, le comparse dello sfondo; in un concerto, il cantante fa parte del primo piano, la band dello sfondo; ad una festa di teenager, il bel ragazzo fa parte del primo piano, i brufolosi dello sfondo; alla presentazione aziendale di un nuovo prodotto, il capo progetto fa parte del primo piano, i membri del team dello sfondo.

Voglio ora proporti una visione alternativa (si badi, non quella giusta, si tratta semplicemente di un cambio di prospettiva) per ribaltare la situazione: sforzati, quando interpreti il mondo che ti circonda, di invertire i ruoli; il primo piano diventa sfondo e viceversa. Questo non ti darà ovviamente una visione migliore, né più veritiera; ma la sensazione surreale che tutto questo produrrà ti avvicinerà maggiormente ad una percezione di insieme, meno polarizzata, più ricca.

Le occasioni in cui applicarti non mancheranno sicuramente, ma voglio fornirti un punto di partenza; primo piano e sfondo si ritrovano anche in musica, ad esempio in una canzone sono rappresentati dalla melodia e dall’arrangiamento. Ascolta il seguente giro di chitarra, estratto da una canzone, che ti ripropongo ripetuto per un certo periodo di tempo affinché tu lo possa interiorizzare:

Adesso ascolta la canzone completa, ma sforzati di non concentrare l’attenzione sulla melodia cantata, come normalmente accade; continua invece a seguire mentalmente solo il giro di accordi iniziale; a mano a mano che entrano gli altri strumenti ti renderai conto di quanto sia difficile non “perderlo d’udito” e ad un certo punto, col ritornello, avrai la sensazione di averlo smarrito, per poi ritrovarlo quando, terminato il primo ciclo della canzone, gli altri strumenti si placheranno e tornerà a galleggiare la chitarra.

Sebbene ad un ascolto superficiale potesse sembrare che la chitarra fosse presente solo nella fase iniziale del brano, eseguendo questo esercizio ti sarai reso conto che invece non cessa mai di suonare, è sempre presente e contribuisce a dare quel senso di completezza al pezzo, assieme ad altri strumenti che vanno a formare quello che chiamiamo normalmente arrangiamento; senza di questo, la sola melodia ci sembrerebbe incompleta, insoddisfacente.

L’arrangiamento aiuta la melodia a scalare la vetta della classifica, ma poi noi ci ricordiamo solo di quest’ultima. Non è sicuramente una percezione onesta della realtà, e non vale solo in musica…

Riferimenti bibliografici:

Douglas R. Hofstadter – Gödel, Escher, Bach. Un’eterna ghirlanda brillante

Un’interessante storiella


A distanza di alcuni giorni dalla pubblicazione de “Le  oscillazioni della vita” ho letto in rete un bel racconto che mi ha colpito particolarmente (anche per la casuale concomitanza di tempi con cui mi è giunto) e ho pensato di riportarlo in questo nuovo articolo (che brilla decisamente di luce riflessa), perché mi sembra rappresenti il naturale completamento del precedente. La fonte da cui è stato tratto è la pagina Facebook dello scrittore Paulo Coehlo, anche se ho visto che in rete è piuttosto diffuso, non sono in grado di dirti la fonte originaria.

Ecco la storiella.

L’asino e il contadino

Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscire. Il povero animale continuò a ragliare sonoramente per ore. Il contadino era straziato dai lamenti dell’asino, voleva salvarlo e cercò in tutti i modi di tirarlo fuori ma dopo inutili tentativi, si rassegnò e prese una decisione crudele. Poiché l’asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla e poiché il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo, chiese aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo. Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano dal cielo capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino rimase quieto. Passò del tempo, nessuno aveva il coraggio di guardare nel pozzo mentre continuavano a gettare la terra. Finalmente il contadino guardò nel pozzo e rimase sorpreso per quello che vide, L’asino si scrollava dalla groppa ogni palata di terra che gli buttavano addosso, e ci saliva sopra. Man mano che i contadini gettavano le zolle di terra, saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo. Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino l’asino riuscì ad uscire dal pozzo con un balzo e cominciò a trottare felice.
Quando la vita ci affonda in pozzi neri e profondi, il segreto per uscire più forti dal pozzo é scuoterci la terra di dosso e fare un passo verso l’alto. Ognuno dei nostri problemi si trasformerà in un gradino che ci condurrà verso l’uscita. Anche nei momenti più duri e tristi possiamo risollevarci lasciando alle nostre spalle i problemi più grandi, anche se nessuno ci da una mano per aiutarci. 
La vita andrà a buttarti addosso molta terra, ogni tipo di terra. Principalmente se sarai dentro un pozzo. Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuotersi di dosso la terra che si riceve e nel salirci sopra. Quindi, accetta la terra che ti tirano addosso, poiché essa può costituire la soluzione e non il problema.

asini

Il racconto ha secondo me molteplici livelli di interpretazione; uno è quello esplicito, evidenziato dalla morale finale; ne trovo almeno un secondo, un po’ più recondito, legato alla diffusa opinione che vuole associare all’asino i concetti di ignoranza e stupidità, laddove invece si tratta di animale particolarmente intelligente; trovo che anche chi ha il coraggio di affrontare la vita in un modo inedito sia visto dagli altri un po’ come uno sciocco che vive in un proprio mondo svincolato dalla realtà (leggasi: pensare comune), laddove invece si tratta di persona illuminata che si eleva al di sopra della mediocrità.

Per completare l’operazione di riciclo, riporto un piccolo enigma di pensiero laterale, anche questo piuttosto diffuso in rete, che riprende un po’ gli stessi argomenti.

Buon divertimento.

L’enigma dei sassi bianchi e dei sassi neri

Un mercante, che sta attraversando tempi duri, chiede un prestito ad un uomo molto ricco ma malvagio. Il mercante paga la prima rata del prestito ma il giorno successivo arriva il servitore del ricco signore per informarlo che deve pagare altri interessi. Gli interessi sono così alti che per il mercante è impossibile pagarli.
Dice al servitore di informare l’uomo ricco che egli non è in grado di pagare una somma così alta e offre il suo bestiame come forma di pagamento.
Il servitore torna con una controproposta : il mercante ha una figlia molto bella e molto intelligente, desiderata da tutti gli uomini del regno; se darà sua figlia come schiava il suo debito sarà cancellato.
L’alternativa sarebbe perdere tutto e morire di fame.
La figlia, di sua spontanea volontà, sceglie, malgrado la tristezza, di offrirsi al ricco signore.
Ora, il ricco signore non è solo malvagio ma anche sadico e molto astuto.
Un mese dopo convoca la famiglia della ragazza dicendo di avere una proposta per loro.
Quando la famiglia di contadini arriva sul posto trova il cortile del castello colmo di gente, in attesa di uno spettacolo.
Il cortile è ricoperto di sassi bianchi e neri.
Il ricco signore si fa largo tra la folla.
Arriva al centro e rivolgendosi al contadino:
“Ho qui una borsa nella quale metterò una pietra bianca e una nera raccolte da terra. Se tua figlia prenderà la pietra bianca sarà libera.
Se dovesse prendere la pietra nera, sarà mia prigioniera per sempre e non potrai più vederla”.
Il ricco signore raccoglie due pietre, mettendosi di spalle al pubblico, per non far vedere di aver preso due pietre nere.
La ragazza, invece, se ne accorge.
Sbigottita comincia a pensare ad un modo per salvarsi da una vita di schiavitù.
Come farà la ragazza ad uscire da questa brutta situazione?

Le oscillazioni della vita


La nostra economia sta attraversando un periodo di crisi, non c’è media che si stanchi di ricordarcelo. Mi chiedo, ma cos’è esattamente questa crisi? E soprattutto, se adesso stiamo peggio di prima, vuol dire che un tempo stavamo meglio, eppure non ricordo alcuna notizia che dicesse: “l’economia sta attraversando un periodo di abbondanza”; ne deduco che dev’essere parecchio tempo che le cose non fanno che peggiorare… o forse la vera risposta è in questo articolo.

Sicuramente ci rendiamo più conto dei peggioramenti che dei miglioramenti… in ogni caso, è innegabile che la crisi riguardi anche le nostre vite: ti sarà certamente capitato di affrontare dei periodi negativi, in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato…

Ebbene, con questo articolo vorrei dare una lettura fuori dal solco del fenomeno, chiamandolo col suo vero nome: opportunità.

Partiamo da qui: secondo te, data una situazione di equilibrio è possibile raggiungerne una migliore? La risposta è si, ma ad un prezzo: rompere l’equilibrio, e passare di conseguenza attraverso una fase di crisi.

Un esempio? La tua casa è mal disposta, dovresti buttar giù quel muro e aprire una porta in quell’altro. Chi ha vissuto questa esperienza non avrà esitazioni a chiamarla ‘periodo di crisi’, soprattutto se si è occupato di rimuovere la polvere lasciata in giro dai muratori. Eppure è stata una crisi necessaria, vissuta con fastidio sì, ma con la prospettiva di un futuro migliore, perché finalmente ci si è potuti comprare quella cucina che ci piaceva tanto.

Un altro esempio: sono stanco dell’attuale posto di lavoro, decido di cambiare; dovrò passare iniziali momenti di difficoltà, in cui mi trovo ad essere l’ultimo arrivato, a dovermi ambientare, privo di punti di riferimento; ma dopo qualche mese, quando sarò entrato a far parte degli ingranaggi della nuova macchina, sarò ripagato di tutti gli sforzi.

Ogni fase di assestamento deve passare per un brutto periodo, e la mia lettura vuole che sia vero anche il viceversa: ogni brutto periodo deve significare una transizione verso un equilibrio migliore.

Ecco come la vedo io:

crisi

Come vedi, nella figura sono rappresentati gli alti e i bassi della vita, ma con un’importante caratteristica: ogni punto di massimo è più alto di quello precedente; potrai obiettare che potrebbe anche essere il contrario, cioè che sia più basso, ma io ribatto che questo è quello che accade a chi insiste a riempirsi la bocca con la parola crisi e a piangersi addosso invece di cogliere le opportunità.

Credo fermamente che le persone che hanno raggiunto il successo (qualsiasi cosa significhi questa parola, raccomandati esclusi) abbiano ragionato così.

A chi è sportivo, questa figura ricorderà anche il meccanismo della super compensazione: a seguito di uno sforzo prolungato, le energie del corpo si abbassano raggiungendo una soglia minima. Segue poi una fase di recupero in cui si riacquistano le forze, che è fondamentale nell’allenamento: in questa fase, il corpo non ritorna esattamente ai livelli potenziali in cui si trovava prima, ma un po’ al di sopra: è per questo che periodi di sforzo opportunamente intervallati da periodi di riposo producono un miglioramento della risposta fisica.

E se questo vale per il corpo, perché mai non dovrebbe applicarsi al cervello, o alle dinamiche della vita? Il corpo umano non è che un’applicazione di principi di funzionamento universali su cui poggia ogni fenomeno fisico.

Illazioni, certo, speculazioni. Mica ho le prove scientifiche di ciò che dico.

Ma se poi funzionasse?