Archivio mensile:luglio 2020

Gli insegnamenti di madre Ayahuasca


Ho fatto questa esperienza per comprendere ciò che la mia spiccata razionalità mi precludeva. Per ridare significato ad una vita che il mio intelletto non riusciva più a giustificare. Per la curiosità di vedere la realtà che mi circonda, quella vera.

Ho preso la pillola rossa di Matrix.

E molte risposte sono arrivate: punto di partenza per farsi raggiungere da altre, ora che sento di avere la fiducia per abbandonarmi all’immensità che si trova dentro di me.

Ho sentito che la realtà è fatta di sensazioni e non di pensiero.

Ma prima di entrare in pieno contatto con le proprie sensazioni è necessario essere pronti, per non venirne travolti. Ho sentito la loro potenza, ad un certo punto avrei voluto urlare basta, smettete, è bellissimo ma non lo posso sopportare.

Ecco da cosa mi protegge il pensiero.

Il pensiero mi ha salvato, è la mia crema solare più potente.

Quante scottature ho preso da giovane per essermi esposto indiscriminatamente ai raggi del sole estivo! Non ci si può abbandonare di colpo a tutta quell’energia, l’ho provato letteralmente sulla mia pelle. Va fatto con gradualità, poco per volta, e bisogna mettere un filtro solare. Al corpo serve il tempo di abituarsi, di rafforzarsi.

Ecco l’importante funzione della mia mente: mi protegge da me stesso. Filtra, nasconde, altera. Mette ordine, assegna priorità. Diversamente sarei una barchetta in balia delle onde emotive.

Ma là dietro, oltre questa barriera, c’è la realtà, ed è bellissima!

Ho viaggiato fra le mie paure, i miei fantasmi, i miei mostri. Ero sempre io? Ho viaggiato fra immagini cangianti, sensazioni contrastanti. Ho provato un profondo senso di inaffidabilità, non c’erano più solide basi su cui poggiare i piedi, anche fuori di metafora: tutto mutava. Ciò che vedevo e udivo là fuori sfumava e si mescolava alle immagini che avevo dentro. Cos’era davvero reale?

Ma qualcosa, in quel vibrante caleidoscopio, è sempre rimasto presente, una solida ancora a cui aggrapparsi: il mio respiro. Nella gioia, nella paura, nel terrore, nella travolgente sovra saturazione delle scariche adrenaliniche, il mio respiro era sempre lì, pronto a darmi conforto.

Così ho sentito chi sono.

Posso chiudere gli occhi, mettere tappi alle orecchie, anestetizzare le membra: ma il respiro, la sensazione di esserci, resta: questo sono io, e null’altro. Ogni altra forma di identificazione è illusoria e fallace: ruoli sociali, corpo fisico, idee, convinzioni; ma non l’identificazione col respiro, che è poi un tutt’uno col battito del cuore, l’energia vitale che pervade ogni mia cellula e mi fa sentire che ci sono al di là dei cinque sensi ordinari.

Perderò ogni bene, ogni certezza, ogni convinzione, ogni fede, ma finché campo mi resterà sempre la gioia di sentirmi vivo.

Posso dirti una cosa da bambino???
Esci di casa! Sorridi!!! Respira forte!!!
Sei vivo!!!…Cretino…

L’accettazione di Silvio


Nel lontano dicembre 2013 ero agli inizi di un percorso di crescita personale che, dopo una profonda e dolorosa fase di auto osservazione e introspezione, mi ha portato a pubblicare l’articolo La distruzione di Silvio.

Silvio rappresentava una parte scomoda della mia personalità,  limitante e foriera di problemi, e quell’articolo era una formale dichiarazione di guerra nei suoi confronti: per evolvere dovevo assolutamente liberarmene, dovevo farla fuori.

Sono passati un po’ di anni da allora, e posso dire con orgoglio di essere cresciuto, almeno un poco.

Ti starai forse domandando se sono finalmente riuscito a liberarmi di Silvio.

Nemmeno un po’, è tuttora presente e più che mai bisognoso di attenzioni. La mia crescita non sta in questo, ma nel fatto che mi sono accorto di non pensarla più come allora.

Sono profondamente convinto che cambiare opinione sia l’indice più genuino di crescita personale, pertanto non vivo questo cambio di rotta come una sconfitta ma come un successo.

E non mi sento nemmeno di affermare che allora stessi sbagliando, per nulla. Perché data la situazione di vita in cui mi trovavo sette anni fa (sette: per certe tradizioni esoteriche questo numero ha significati ben precisi), date le informazioni a mia disposizione, data tutta una serie di variabili al contorno, quello era il miglior atteggiamento che mi potessi permettere. Come d’altronde quello proposto nel presente articolo è il migliore per il contesto di vita attuale, e mi auguro proprio che non sia definitivo, di poterlo trascendere in futuro (trascendere, non disconoscere!) per evolvere ulteriormente.

Cosa penso dunque di Silvio oggi?

Penso che sia un bambino che ha sofferto tanto e che si comporta così solo perché vuole attenzioni, quelle attenzioni che nessuno gli ha mai dato; vuole il riconoscimento di cui ha bisogno. Io sono l’unico che può accoglierlo, perché solo io lo conosco così bene. Tentare di allontanarlo non può che sortire l’effetto contrario: farlo urlare ancor più forte, perché lui ha bisogno di essere visto.

abbraccio

E poi, a pensarci bene, Silvio è stato un mio valido alleato per molti anni: è nato per proteggermi dal mondo di allora, e se bene o male oggi sono qui è anche grazie a lui.

No, Silvio non deve essere fatto fuori! Va coccolato, ringraziato, ascoltato quando serve: perché bisogna riconoscere che  può ancora rivelarsi un valido alleato.

Credo proprio che io e Silvio diventeremo buoni amici.