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Da geocentrismo a eliocentrismo e oltre…


Eravamo nel medioevo, superstiziosi, un po’ presuntuosi, convinti di essere il centro dell’Universo. Eravamo come un bambino che crede alle favole e pensa, nella sua semplicistica ingenuità, che le cose siano realmente come appaiono.

Poi siamo cresciuti: abbiamo capito che Aristotele e Tolomeo dicevano cazzate, e siamo passati ad una visione del mondo più razionale in cui la Terra ruota attorno al Sole; siamo passati all’età adulta, l’età della ragione.

Per stabilire chi ruota e chi sta fermo è necessario interpellare un giudice, un terzo super partes che decida della disputa fra i due contendenti; occorre prendere un punto di riferimento esterno: ad esempio mettersi comodamente in poltrona su Marte ad osservare.

Problema risolto, dirai tu: quale che sia il punto di riferimento esterno scelto, facendo le dovute deduzioni verrà sempre fuori che la Terra ruota al Sole; la scienza avanza, la mente ci mostra la sua inconfutabile verità.

Facendoci cadere nell’ennesima, dogmatica illusione.

Quanto afferma la ragione è vero, ma si tratta sempre di un punto di vista che dipende dal sistema di riferimento scelto, e che non ha nulla di intrinsecamente assoluto. Anche se il povero aborigeno terrestre è rimasto il solo a pensarla così, la sua opinione è degna di rispetto, vale quanto le altre: nel suo sistema di riferimento, la Terra è al centro.

La democrazia è tutela delle minoranze, non dispotica supremazia della maggioranza.

La teoria della relatività di Einstein insegna infatti che non ci sono punti di riferimento privilegiati, e tutto dipende dall’osservatore, persino la distinzione fra eventi passati, presenti e futuri.

Eppure, nonostante questa infinità varietà di modi per vedere le cose, la Natura riesce a conciliarli tutti: applicando le dovute trasformazioni, è sempre possibile passare da un sistema di riferimento a un altro, e le molteplici realtà possono coesistere senza escludersi a vicenda: non è fantastico? Si tratta solo di fare un piccolo (piccolo’sticazzi) sforzo per cercare di capire l’altrui punto di vista, e poi la quadra si trova.

Con questa presa di coscienza, abbiamo finalmente raggiunto l’età matura, l’età della saggezza, quella che rivaluta il bambino di un tempo e pensa che sì, in fondo valeva la pena di credere alle favole.

L’esame imprevisto


E’ venerdì di una tarda mattinata primaverile. Il professore di matematica, prima di uscire dall’aula, comunica agli studenti che un giorno a caso della settimana successiva si farà una verifica a sorpresa. Insiste particolarmente sul fatto che sarà proprio a sorpresa: fino a che non entreranno in aula, gli studenti non avranno modo di sapere se quel giorno si terrà o meno la prova.

Gli studenti sono molto intelligenti e hanno una razionalità piuttosto spiccata quindi, dopo un primo momento di panico generalizzato, si consultano e arrivano ad una conclusione alquanto rasserenante: il fatto che si faccia la verifica è logicamente impossibile.

Il loro ragionamento è il seguente.

Venerdì non potrà essere il giorno prescelto, perché il prof. ha detto che non potremo sapere quando si farà la verifica fino al momento in cui lui entra in aula; ma se entro giovedì noi non avremo fatto la verifica, potremo concludere che si terrà il giorno rimanente, venerdì; questo contraddice quanto ha detto il professore, perché in quel caso conosceremmo il giorno con molte ore di anticipo. Quindi non potrà essere venerdì: il prof. è integerrimo e quando promette una cosa la rispetta. Restano dunque quattro giorni possibili.

Ma per lo stesso motivo dobbiamo escludere anche giovedì, perché se entro mercoledì non si è fatta la verifica, e venerdì è stato escluso, allora non resta che giovedì. Mercoledì pomeriggio sapremmo per certo che la prova sarà giovedì. Ma il prof. ha assicurato che non sarà così, quindi anche il giovedì è escluso.

Beh, ma ripetendo a ritroso il ragionamento, si arriva ad escludere ogni giorno, perfino il lunedì. Conclusione: è impossibile che si possa tenere alcuna verifica sotto queste condizioni.

Soddisfatti del loro ragionamento, ineccepibile sotto ogni profilo logico, passano un week-end all’insegna dello svago e della spensieratezza. E i fatti danno loro ragione, fino a mercoledì compreso. Ma giovedì, inaspettatamente, ecco la verifica, proprio come il professore aveva annunciato! Che brutta sorpresa!

Adoro questo racconto, un poco surreale, perché evidenzia le limitazioni della logica: dove hanno commesso l’errore? Da nessuna parte, il loro ragionamento è ineccepibile! E sta proprio qui il paradosso, perché se non fossero stati così arguti, avrebbero tenuto un comportamento meno razionale ma, di fatto, più efficace!

Tutto questo per evidenziare ancora una volta che la logica, e più in generale la razionalità sono strumenti utili, ma nella vita non sempre sufficienti; talvolta essere irrazionali ci porta più lontano.

Riferimenti bibliografici:

Paul Watzlawick, Don D. Jackson, Beavin Janet Helmick – Pragmatica della comunicazione umana

Il paradosso di Zenone


Ne esistono svariati, quello di cui voglio qui parlarti riguarda il movimento e argomenta che per spostarsi da un punto A ad un punto B, percorrendo un segmento di lunghezza finita, occorre per forza di cose passare per un punto intermedio, chiamiamolo C.

Ma prima di arrivare in C occorrerà passare per il punto intermedio che lo separa da A, chiamiamolo D. Prima di arrivare in D bisogna passare per il punto intermedio E, e così via all’infinito, perché questa iterazione si può operare un numero arbitrario di volte, ad libitum.

Ne consegue che prima di raggiungere B bisogna percorrere un numero infinito di segmenti sempre più piccoli di lunghezza finita, pertanto non si potrà mai raggiungere la meta: il movimento è, secondo questo modo di vedere, impossibile, perché la somma di infiniti pezzettini, per quanto piccoli, è un numero infinito.

L’evidenza dei fatti suggerisce il contrario, ed infatti parecchi anni dopo Newton e Leibniz sveleranno l’arcano con l’introduzione del calcolo infinitesimale: una somma infinita di segmenti sempre più piccoli può essere finita, se la “velocità” con cui si riducono i segmenti è tale da contrastare la “velocità” con cui il loro numero cresce.

Per fortuna in questo intervallo di tempo, durato secoli, nessuno si è sognato di rimanere immobile in attesa che un rinnovato impianto teorico rendesse possibile il movimento: forse perché in pochi erano a conoscenza del problema.

Ma non mi interessa qui tanto l’oggetto dell’argomentazione in sé, quanto le sue implicazioni pratiche: ovviamente nessuno è così folle da non muoversi solo perché un ragionamento logico afferma che non è possibile… ma l’assurdità, in questo caso specifico, è particolarmente evidente.

Nella realtà dei fatti osservo quotidianamente attorno a me immobilità di ogni genere, basate su argomentazioni mentali molto simili a quella che ti ho esposto, anche se meno palesi nel loro essere prive di fondamento.

La mente è abilissima a dimostrarci impossibilità di ogni tipo, basandosi per l’appunto su ragionamenti logico deduttivi: è impossibile trovare lavoro, è impossibile passare l’esame, è impossibile arrivare ad una soluzione… e noi ci crediamo ciecamente, senza sottoporre a verifica alcunché, quando a volte sarebbe sufficiente andare contro, e provare: muovere un passo e dimostrare a sé stessi che si è spesso di fronte solo ad un vincolo mentale.

Il pensiero logico nella nostra cultura viene idolatrato, ma non è in grado di spiegare la realtà: si basa su strumenti provenienti dal passato e per forza di cose ignora quelli futuri (come il calcolo infinitesimale dell’esempio citato); il mondo è molto più ricco e articolato di quanto la nostra mente, nella sua infinita presunzione, vorrebbe farci credere; pertanto esiste un’unica, vera fonte di conoscenza: l’esperienza.

Come diceva Einstein, chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo.

Il vicolo cieco


Qualche giorno fa la mia amica Lisa mi ha raccontato un fatto che mi ha riempito di ottimismo e mi ha fatto riflettere, lo voglio qui condividere con te; beh, in verità lei non si chiama così, uso degli pseudonimi per proteggere la privacy, e per lo stesso motivo non ti racconterò tutti i dettagli della vicenda, ma lascerò inalterato il succo della storia.

Lisa ha per molti anni rivestito un ruolo di aiuto nei confronti di Filippo, che si trovava e si trova tuttora in uno stato di bisogno; inizialmente questo la faceva stare bene, si sentiva utile ed in pace con sé stessa; fra i due si era venuto a creare un legame molto forte, nel quale Filippo era però di fatto dipendente da lei.

Col passare degli anni questa situazione è venuta a pesare a Lisa, che ha iniziato a non provare più lo slancio e la passione che fino ad allora le avevano fatto vivere con gioia quella relazione di aiuto.

Negli ultimi tempi si era resa conto di non riuscire più a ricoprire un ruolo che adesso viveva come un dovere, ma abbandonare Filippo avrebbe significato dargli un dolore immenso, di questo lei era certa; e di riflesso pure lei sarebbe stata malissimo.

Insomma, era imprigionata in una situazione senza via di uscita: questa la sentenza della sua parte razionale.

Improvvisamente, ecco il fatto inaspettato: un’altra persona entra nella vita di Filippo, una persona che catalizza tutte le sue attenzioni; si tratta di un evento eccezionale nella sua improbabilità, un evento davvero imprevedibile, e tuttavia accade; contemporaneamente lei tocca il fondo, capisce che non ce la fa proprio più ad andare avanti in quella situazione, e forte dei nuovi accadimenti prende la decisione: comunica a Filippo che non potrà più aiutarlo.

Sta malissimo per qualche giorno, tormentata dai sensi di colpa… poi poco a poco il ritorno alla normalità. Gli scenari catastrofici presagiti, nei quali lui avrebbe provato un immenso dolore per l’abbandono(?) di lei, non si verificano, anche grazie alla presenza in scena del nuovo protagonista.

Insomma, quella che a priori sembrava una situazione senza via di uscita, alla fine non si è rivelata tale.

A posteriori.

Quando Lisa mi ha raccontato della sua decisione coraggiosa mi sono sentito pervaso da un’ondata di ottimismo e rinnovata fiducia nella vita, ed ho maturato le riflessioni che ora sto condividendo con te.

Perché era così convinta di non avere via di scampo? La risposta che mi sono dato è: perché usava la mente per analizzare la situazione. Il cuore (forse l’anima?) le suggeriva che avrebbe dovuto cambiare, ma la mente intimava che non era possibile, che non c’era margine di azione, tutte le strade disponibili erano precluse perché troppo costose.

Tutte? Ma la ragione non può conoscerle tutte! Essa si basa sul passato, anzi, sulla sola porzione di cui è a conoscenza, e non può fare affidamento sull’infinito bagaglio di possibilità che il futuro ha in serbo.

Insomma, la razionalità è limitata perché non possiede tutti gli elementi necessari per compiere una valutazione adeguata, e tuttavia pretende con presunzione di poterlo fare, col risultato che sovente arriva a conclusioni errate e spesso depotenzianti.

Se penso che la mia tesi di laurea si è basata in gran parte sulla teoria delle decisioni, che pretende di formalizzare dei criteri elevando appunto al rango di teoria tutta questa serie di str… ehm, stupidaggini… mi viene da sorridere e darmi una pacca affettuosa sulla spalla!

Ogni volta che la mente ti intima di lasciar perdere, che non ce la potrai fare, che stai per commettere una sciocchezza… ebbene, mandala delicatamente a quel paese e segui invece ciò che l’istinto suggerisce.

Metti da parte la presuntuosa convinzione di non potercela fare. Anche solo per gioco, così, per vedere almeno una volta che succede. E se non puoi correre e nemmeno camminare, allora impara a volare!

Grazie Lisa.

Quello che (non?) ho capito delle donne


Se ti dicono “sì”… molto probabilmente intendono “no”. Se ti dicono “fai come credi” non sentirti tranquillo: il vero messaggio è “la pagherai in seguito”. Se ti comunicano la loro opinione, oggi, non scordarti di ricontrollarla, domani: potrebbe nel frattempo essere cambiata. Ed in ogni caso riusciranno a convincerti che avevi capito male.

Ecco come percepisco la maggior parte delle donne che mi trovo a frequentare: incostanti, lunatiche, contraddittorie, imprevedibili. Quello che ho capito di loro… è che non ho capito un bel niente. Beh, fin qui… decanto la scoperta dell’acqua calda.

Lettore di sesso maschile, ti sta chiedendo perché mai ci si dovrebbe affannare alla ricerca di una comprensione che probabilmente non arriverà mai? Ebbene, credo che un motivo valido ci sia… e, pur se mi riconosco affetto dal materialismo che spesso mi si attribuisce, non dipende da necessità legate a meccanismi chimici di complementarietà sessuale.

Più passa il tempo e si accavallano le esperienze, più mi fermo a riflettere, e più mi convinco che la Vita è esattamente come le donne; infinite volte mi sono sforzato di applicare la mia razionalità per trovarle un significato, senza cavare un ragno dal buco. Probabilmente perché l’approccio di tipo logico che ho adottato non è in grado di portare da nessuna parte, come ho già rimarcato in un altro articolo.

Leggere e Amare Low.jpg

Ed allora… mi sto lentamente convincendo che, proprio nella loro imperscrutabilità, le donne sono più vicine all’essenza delle cose, non fosse altro perché sono in grado di donarla, la Vita… e che abbandonare la mia razionalità e perseverare in questo apparentemente inutile sforzo, ma con diverso approccio metodologico, anzi… abbandonando ogni tipo di approccio metodologico, mi farà avvicinare ad una comprensione più vera, finalmente libera dai legacci della mente razionale: la comprensione delle donne e, di riflesso, del senso della Vita.

Beh dai non ho la pretesa di raggiungere appieno l’obiettivo, caso mai di avvicinarmici asintoticamente… accidenti… visto? Che ti dicevo? La mia razionalità è decisamente dura a morire…