Archivio mensile:agosto 2022

Fuori o dentro?


Dopo che ho pubblicato l’articolo sulla mia intenzione di non presentarmi alle prossime elezioni ho ricevuto una serie di commenti piuttosto interessanti, che hanno stimolato in me ulteriori riflessioni che desidero ora condividere.

Uno di questi rimandi sottolineava l’esistenza di un articolo della legge elettorale che prevede di manifestare apertamente il proprio dissenso, e conseguente rifiuto di esprimere una preferenza, facendolo mettere a verbale; in questo modo si rende palese il malcontento, facendolo emergere e formalizzandolo.

Lo spunto è interessante, ma resta un fatto: pure questo è uno strumento messo a disposizione dal sistema; nel momento in cui rifiuto quest’ultimo, lo faccio in toto ivi comprese le opzioni a mio (presunto) vantaggio.

Ma la vera questione è un’altra, credo che si stia guardando dalla parte sbagliata; il punto non è tanto domandarsi cosa accadrà là fuori, ma quali saranno gli effetti, diciamo a livello spirituale, sulla mia interiorità; io non vado a votare perché questo riflette un mio stato d’animo, non perché ho velleità di cambiare il mondo: già adesso non mi sento parte del sistema, e quindi perché mai dovrei muovermi all’interno dei suoi schemi?

Estremizzando, se fossi sufficientemente evoluto potrebbe non importarmi poi tanto che le regole cambino, perché già adesso so di non farne più parte.

La domanda dunque non riguarda tanto gli effetti sul mondo là fuori, ma diventa: cosa accadrà al mio essere nel momento in cui metterò in atto un comportamento coerente con ciò che sento?

Ebbene, sono convinto che ogni mia cellula registrerà questo atteggiamento e ne uscirò notevolmente migliorato, a partire dall’autostima e la fiducia in me.

Che il mondo là fuori vada pure per la sua strada, io mi basto da solo.

Il gioco di prestigio


C’è un vecchio gioco di prestigio che funziona più o meno così: io ti chiedo di dirmi un numero compreso fra uno e dieci, e tu scegli – supponiamo – il tre; allora ti invito a spostare il primo libro della libreria, e dietro trovi un biglietto con su scritto: “sapevo che avresti scelto il tre”. Magia!

In realtà, se tu avessi scelto il due ti avrei chiesto di guardare dietro al mobile, dove avevo messo un altro biglietto, e così via. Indipendentemente dalla tua scelta, avrei comunque indovinato.

Ecco, l’attuale sistema politico funziona più o meno così: indipendentemente dal simbolo su cui metterai la crocetta, il voto andrà a finire alle massonerie.

E anche quei nuovi movimenti che si presentano come anti sistema, in realtà stanno agendo in base alle sue regole; un sistema non si può cambiare dall’interno.

Questo è il motivo per cui alle prossime elezioni non andrò a votare; attenzione, non sto dicendo che voterò scheda bianca, perché così facendo mi muoverei lo stesso all’interno delle regole del gioco, e il mio nominativo verrebbe annotato nel loro registro.

No, io quel giorno non mi presenterò proprio, come ho già ribadito in un altro articolo io non gioco più. E se stai per obiettare che così facendo non cambierà mai niente, io ribatto: ma l’esperienza del Movimento 5 Stelle non ti ha insegnato proprio nulla?

Se esiste la reincarnazione…


Bada, non sto affermando che esista, non ho strumenti per farlo. Però posso giocare a sviluppare qualche riflessione su questa ipotesi.

Se è vera, allora leggo in giro un sacco di affermazioni a cui la mia mente razionale non riesce a dare un senso. Lo so, lo so, con la razionalità non è possibile afferrare certi concetti, ma lasciami divertire un po’, dopotutto è uno strumento che mi ha aiutato a sopravvivere finora.

Cominciamo dal concetto di ‘vite passate’. Il tempo fa parte di questo mondo fisico, è la quarta dimensione del cosiddetto spazio-tempo einsteniano: al di là di esso il divenire non esiste, pertanto usare locuzioni che lo chiamano in causa non ha alcun senso.

Se l’anima si reincarna più volte non lo fa in una successione temporale, ma in un’eterno presente in cui non c’è un prima e un dopo; più che di vite passate, sarebbe a mio avviso opportuno parlare di vite parallele.

Da questo discende che il karma non ha alcun senso, perché basato sul principio di causa ed effetto che in assenza di tempo perde di significato.

Se non esiste il divenire non può esserci una causa e nemmeno un effetto, perché la causa per definizione viene prima dell’effetto.

Mi viene dunque da concludere che se, per esempio, in questa vita interpreto il ruolo della vittima, non è perché in una vita passata sono stato carnefice e ora mi tocca espiare, oppure fare a mia volta esperienza di ciò che ho causato ad altri.

Semplicemente, se usiamo la metafora che vede lo spazio delle possibilità come un territorio da esplorare, l’anima sceglierà di percorrere tutte le direzioni, prendendo il bivio a destra per fare l’esperienza di carnefice e contestualmente quella a sinistra per provare l’ebbrezza di essere vittima.

La lettura più corretta del karma diventa dunque che, se in questa vita mi sto godendo la vita di campagna, probabilmente in una vita parallela sto respirando a pieni polmoni la brezza marina. Che non mi sembra una grossa colpa da espiare.

Questo pensiero mi rasserena molto perché so che, per ogni bivio che mi si presenti di fronte, non è poi così importante che io scelga la strada giusta: qualunque mia decisione andrà bene, ci penseranno gli altri me a esplorare ciò che ora mi sto precludendo.

E magari un giorno ci rincontreremo nel nulla cosmico per raccontarci come è andata.