Sono apertamente e fortemente contrario alla vaccinazione COVID, perché la ritengo non risolutiva e dannosa. Per anticipare le facili tendenze catalogatrici di chi non è abituato a ragionare ad un livello leggermente sottostante quello di superficie, dirò che non mi ritengo un NO-VAX: ciascuno scelga in base alla propria coscienza, fate quel che volete purché non veniate a dirmi ciò che devo fare io.
Ma sempre per restare un poco al di sotto del livello di superficie, aggiungo che l’oggetto di questo articolo non riguarda la vaccinazione, che qui uso solo come pretesto; scriverò invece di quanto la vita a volte sappia essere beffarda: nella fattispecie, per mettere alla prova le mie convinzioni libertarie mi ha sottoposto ad una prova piuttosto dura.
Qualche giorno fa i miei due figli adolescenti, a distanza di qualche ora l’uno dall’altra, mi hanno chiesto il consenso per essere vaccinati (sono ambedue minorenni).
Non è stata una risposta facile da dare, ma è arrivata spontanea ed uguale per entrambi: “sai bene che sono contrario al vaccino, questa situazione per me è molto difficile da affrontare, ma non posso decidere della tua vita, ho fiducia in te e nella tua capacità di compiere una scelta consapevole, la tua libertà è per me più importante di ogni altra cosa.”
Gli strascichi di questo evento sul mio stato d’animo non hanno tardato a farsi sentire: ho cercato di osservare il fastidio che provo, e mi sono chiesto da dove arrivi tutto questo dolore. Certo, il timore per la salute dei miei figli è senza dubbio importante, così come il timore che siano stati vittime di lavaggio del cervello, che abbiano rinunciato alla loro capacità di autodeterminazione.
Ed è proprio su questo versante che sono arrivato al punto: la verità è che mi sento fallito in quanto genitore, perché non sono stato in grado di essere un esempio, di infondere in loro la fiducia nella mia visione del mondo, non sono riuscito ad insegnare loro a ragionare con la propria testa, a svincolarsi dal volere dell’autorità.
Poi, nel bel mezzo di una notte insonne è finalmente arrivato il pensiero liberatorio: qual è la massima forma di autorità per un figlio? Indubbiamente quella paterna (non me ne vogliano le madri se la penso così).
Ciò che è accaduto è che i miei figli hanno preso una decisione importante in aperto contrasto con la principale figura autoritaria di riferimento! Che si tratti di scelta giusta o sbagliata poco importa, di per sé è un fatto potentissimo!
Compresa la portata di questo evento, ho anche capito che il presunto fallimento in quanto genitore riguarda l’ego e il suo bisogno di essere indispensabile per i figli; adesso so che loro possono decidere con la loro testa, e non ci sarà autorità in grado di imbrigliare le loro menti.
Ora sono sereno, io non servo più, anche se per loro ci sarò sempre.
Mi piace pensare che questo sia il vero successo per un genitore, diventare inutile prima possibile.
Con buona pace dell’ego.
Grazie.