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Una cassaforte per la spazzatura


Cara AMIU,

azienda all’avanguardia che gestisce i rifiuti solidi urbani della civilissima Città Metropolitana di Genova, voglio che tu sappia che pago una salata tassa per lo smaltimento dei rifiuti allo scopo ben preciso di vivere in un ambiente pulito, non per avere una personalissima cassetta di sicurezza in cui depositare la mia spazzatura.

Visto che aver chiuso a chiave i cassonetti dell’immondizia impedisce al viandante di passaggio di fare uso della mia cassaforte, da altruista quale sono credo che dimenticherò di chiudere a chiave la suddetta, acciocché il mondo intero, e indirettamente io stesso, possiamo trarre beneficio dal mio gesto magnanimo; e poi, diciamocelo pure…

…BELIN son ligure, devo pagare come una banca per poi ritrovarmi della rumenta lasciata in giro da chi non ha la chiave della cassaforte?!?

La rumenta


Che diresti se un amico che ti viene a trovare rovesciasse il suo cestino della spazzatura nel tuo salotto? Poco piacevole, non trovi?

L’altro giorno mi è capitato di leggere un post su Facebook che condannava l’inciviltà di chi aveva lasciato chili di plastica su una spiaggia; nel post non si lesinavano i toni pesanti, criticando aspramente il comportamento delittuoso ed invocando una degna punizione corporale da parte della Provvidenza per il reo inquinatore.

Non ho potuto fare a meno di notare come chi scriveva si rendesse colpevole a sua volta dello stesso crimine: stava rovesciando i suoi rifiuti emotivi in un sito pubblico.

Mi dirai: certe cose vanno denunciate, è giusto che la gente conosca certi accadimenti.

Rispondo: a che serve? Chi ha inquinato si redimerà grazie a quel post? Oppure si diffonderà un clima di malessere che va a corroborare la posizione di quei pessimisti che non perdono occasione per evidenziare quanto sia brutto il mondo in cui viviamo?

I social trasudano negatività, sono il ricettacolo della spazzatura emotiva dei cyber-inquinatori del Web 2.0.

Ma sono solo il riflesso di un fenomeno che dilaga un po’ ovunque, anche nella cosiddetta vita ‘reale’, e se ci rifletti non risparmia nessuno: ti è mai capitato di ‘sfogarti’ con un amico o conoscente, manifestando con lui o lei le emozioni negative che non hanno potuto emergere nel luogo appropriato perché giudicato inopportuno?

Più sei intimo di una persona, più ti senti titolato a rovesciare la tua spazzatura sul suo tappeto, perché una valvola di sfogo dev’esserci, altrimenti esplodi.

Sono d’accordo sullo sfogo, ma lascia in pace chi non c’entra nulla: il comportamento più funzionale è gestire l’emozione in modo sano nel luogo dove questa è nata e lì lasciarla, non metterla nello zaino per usi futuri.

Ho detto in modo sano, non è dunque indispensabile fare una strage in ufficio.

Cavoli, ora che ci penso… ho appena rovesciato la mia spazzatura emotiva nel tuo salotto… beh, scusami proprio tanto, ma dovevo sfogarmi altrimenti esplodevo!