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Calore


Adoro sentire il calore della stufa, in inverno, seduto su uno sgabello, con la schiena rivolta al vetro dello sportello, attraverso il quale irraggia l’avvolgente energia della fiamma danzante.

Adoro ancora di più la sensazione dei raggi del sole sulla pelle, in una frizzante giornata di gennaio, che mi portano a dimenticare la rigida temperatura circostante facendo vibrare all’unisono ogni cellula del mio corpo con le loro ondate di energia.

Come dice una nota canzone, il fuoco di un camino non è caldo come il sole del mattino.

Ma in questa personale classifica esiste una terza forma di calore che è di gran lunga la mia preferita: è quella che sento nascere dentro, durante un’uscita in bici o una corsa in una rigida giornata invernale, dopo la prima mezz’ora di riscaldamento.

Una sensazione di vitalità che spinge verso l’esterno, contrastando il freddo circostante che spinge verso l’interno, fino a raggiungere un perfetto equilibrio sulla superficie della mia pelle, come un palloncino gonfio che contrasta la pressione dell’acqua in cui è stato immerso.

è il mio calore. Questo sono io, e sono vivo.

Nati per correre


La giornata era limpida e fredda; il sole che faceva capolino da dietro le montagne dissolveva lentamente la nebbiolina del primo mattino.

Io osservavo quella meraviglia dalla finestra della camera, e dentro di me sentivo la vocina che sussurrava maliarda: “prenderai un sacco di freddo, la temperatura è sicuramente sotto zero là fuori, resta in casa al calduccio, chi te lo fa fare?”

Conoscevo bene quella voce, mi aveva spesso dissuaso dal cogliere numerose occasioni di vita, in passato, e mi forzai a fatica di non darle ascolto: sarei stato parte integrante ed attiva di quel bel paesaggio là fuori.

Indossai la termica, la fascia per le orecchie, i guanti, ed uscii.

Il freddo pungente offendeva le mie guance, lo sentivo insinuarsi lungo la gola fin giù nei polmoni; ogni mia espirazione produceva bianche nuvolette che si disperdevano pigramente sopra la mia testa.

Iniziai ad avanzare timide falcate lungo il sentiero dietro casa, che divenne presto ripida salita in mezzo ai castagni spogli.

Il fiato era corto, le gambe dure e affaticate; sentivo il crepitio delle foglie secche irrigidite dal gelo infrangersi sotto i miei piedi.

La vocina tornava a più riprese alla carica mettendomi di fronte alla folle inutilità di quella corsa nel bosco gelato: diceva che il fisico non avrebbe retto, che sarebbe stato saggio tornare indietro; ma io mi conoscevo bene, sapevo che sarebbe stato sufficiente resistere ancora un pochino, e poi la piacevole sensazione del corpo pervaso dall’energia che entra in circolo avrebbe cambiato completamente le carte in tavola.

Raggiunsi il punto di svolta: è quello in cui credi di essere arrivato al limite delle tue potenzialità; è proprio allora che bisogna sforzarsi di non credere alle illusioni della mente, che per un eccesso di zelo protettivo traccia i confini del possibile molto, molto prima di quelli effettivi.

Così feci: continuai a correre. E d’improvviso, come per magia, la fatica svanì, per lasciar posto alla piacevole sensazione di calore che abbracciava ogni cellula del corpo, contrastando in perfetto equilibrio termodinamico la pressione del freddo pungente dell’ambiente circostante.

Ero entrato a regime, la mente aveva interrotto il suo petulante chiacchiericcio, e potevo finalmente dare ascolto solo le mie sensazioni; gli alberi sfrecciavano rapidi al mio fianco, per poi diradarsi gradatamente e lasciare spazio all’ampio dosso erboso ricoperto di brina che individuava la vetta.

Mi fermai, il fiato che continuava a condensarsi in sinuose nuvolette evanescenti, a contemplare l’incantevole panorama che si poteva godere da lassù. Il sole con tutto il suo carico di energia dissolveva rapidamente il ghiaccio dai miei pensieri.

Ero vivo. Ero felice e libero.

L’ennesima, inconfutabile conferma di quanto valga la pena sforzarsi di ignorare i freddi precetti protettivi della mente, per lasciare spazio al corpo e al cuore.

Gridai ‘GRAZIE’ al vento che spazzava la vetta e ripresi la corsa, in discesa verso casa.