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Bianconiglio (il male minore)


Dedico questa mia canzone a tutti quelli che vanno sempre di corsa.

Mim                  
Mi sembra il male minore, mi sembra il male minore
Sol         Re     Sol         Re  
Solitamente resta, solitamente resta
SolLaMim        
Solamente il male minore
Mim
Il mio panciotto custodisce il tempo
vado di fretta più lesto del vento
Re               La                  Mim
lo so, capisco benissimo quanto è difficile vivermi accanto
Mim
Schiaccio il pedale, mi viene d’istinto
se posso accelero e giammai rallento
          Re                    La                    Mim
ho lo spauracchio di perdere il treno e restare in stazione a gestire il rimpianto
Sol         Re     Sol         Re  
Solitamente resta, solitamente resta
SolLaMim        
Solamente il male minore
Mim
La vita è breve e ne succhio ogni spunto
si deve cogliere la palla al balzo
          Re                 La                Mim
che se ti fermi c’è il mondo che rotola e ti viene addosso lasciandoti scalzo
Mim
A piedi nudi mi sento un po’ tonto
meglio proteggersi dal sentimento
          Re             La                  Mim
metto a tacere le voci moleste sfruttando l’anestesia del movimento

Sol         Re     Sol         Re  
Solitamente resta, solitamente resta
SolLaMim        
Solamente il male minore
Mim
Per fare prima uso cibo già pronto
sia per lo stomaco sia per l’intento
           Re                  La                 Mim
stare a pensare può mettere in dubbio il senso di correre verso quel punto
Mim
Devo arrivarci e non darmi per vinto
presto che è tardi è il mio solo talento
           Re               La                 Mim
che se mi scoprono esco dal coro e mi tocca ascoltare il vuoto che ho dentro
Mim
temo tutto quel silenzio, temo tutto quel silenzio, temo tutto quel silenzio,
    re             La
e allora corro
   Mim                  
mi sembra il male minore
   Sol          Re
La solita mente resta
Sol             Re
resta la solita mente
SolLaMim        
Solamente il male minore

Messaggi


Rama entrò nell’abitazione del maestro spirituale pieno di rabbia, rancore e delusione; la vita lo stava mettendo a dura prova e aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi. Lo aggredì provocatorio.

“Maestro, dammi la prova dell’esistenza di Dio!”

L’uomo si alzò dalla sedia senza degnarlo di uno sguardo e aprì la finestra. Si udiva lo scrosciare del torrente provenire da lontano, e un vezzoso dialogo fra due pettirossi nascosti da fronde attigue dell’albero di fronte all’abitazione.

La rabbia di Rama aumentò.

“Maestro, mi stai ignorando! Ti ho detto di darmi una prova!”

Gli si avvicinò, e lo strinse in un forte abbraccio.

Rama si divincolò furente, indietreggiò e puntò il dito.

“La verità è che nemmeno tu hai le prove, sei solo un ciarlatano, mi hai ingannato!”

Il maestro allora prese un tronchetto di legno dal cesto vicino alla stufa e lo scagliò con forza contro Rama, il cui braccio destro, colpito dal fendente, iniziò a sanguinare.

Una scossa di dolore si irradiò a partire dalla ferita e risalì fino al petto, come un’ondata di calore improvvisa. Il cuore iniziò a battere furiosamente, Rama lo sentiva in gola.

“Maestro! Perché mi hai fatto questo? Perché mi stai scacciando?”

L’uomo rispose, pacato.

“Ti ho dato per tre volte ciò che hai chiesto. L’Universo ti parla sempre, ti manda in continuazione i suoi messaggi, e lo fa attraverso le sensazioni del tuo corpo; ma finché dai retta al rumoroso chiacchiericcio della mente, non puoi ascoltarli.
E allora, l’unico modo che ha l’Universo per avere la tua attenzione è quello di gridare più forte. Questo è accaduto oggi.”

Rama comprese il significato di tutto il dolore che gli riempiva la vita, e se ne andò senza aggiungere altro.