Ricordi uno dei primi videogiochi diventati famosi, PAC-MAN? Per rinfrescarti la memoria (non credo che tu ne abbia bisogno), puoi visitare questa pagina.
Qual era una delle caratteristiche di questo videogioco? Beh, considerato che siamo agli albori, sicuramente quella di essere in due dimensioni; la grafica 3-D è venuta molto tempo dopo, resa possibile da uno sviluppo delle risorse hardware ai tempi inimmaginabile.
Ora però ti racconto una storia ai più sconosciuta, credo la troverai interessante: si tratta dell’esperienza di gioco vista dal protagonista, proprio lui, il cerchietto mangia puntini.
Devi sapere che PAC-MAN, naturalmente convinto che il mondo fosse limitato al solo labirinto che era in grado di esplorare, era anche piuttosto presuntuoso: credeva solo in ciò che vedeva o era in grado di sperimentare, e non ammetteva l’esistenza di altro all’infuori di quello.
Certo, si rendeva conto dell’esistenza di fenomeni strani, primo fra tutti quel comodissimo passaggio segreto che lo faceva sparire da un lato dello schermo e ricomparire magicamente dal lato opposto; ma li considerava come un dato di fatto, ormai si era abituato ad utilizzare quella comoda via di fuga ed aveva mentalmente rimosso la necessità di trovarne una spiegazione razionale. Anche se un briciolo di disagio per quel conto che non tornava, nascosto in un recesso della sua mente, ogni tanto si risvegliava per logorarlo.
Per noi, esseri umani in 3-D, la visione è invece molto più nitida: povero PAC-MAN, intrappolato in quelle due sole dimensioni che lo rendono prigioniero del labirinto. Ah, se potesse venire a conoscenza di una terza dimensione, da sfruttare per i propri spostamenti, quante opportunità gli si aprirebbero! Che balzo in avanti nella comprensione del mondo!
Immaginiamo che un bel giorno una sfera, per sua natura 3-D, attraversi il piano di gioco. Cosa vedremmo noi, e cosa vedrebbe PAC-MAN?
Beh, tu ed io vedremmo proprio quello che ho detto: una sfera che attraversa il campo di gioco; ma vai a spiegare al poverino cos’è una sfera, a lui che non ha mai fatto esperienza della terza dimensione.
All’inizio la sfera toccherebbe la superficie del labirinto in un punto, ed è esattamente quello che vedrebbe PAC-MAN: un punto che appare misteriosamente dal nulla.
Poco a poco la sfera penetrerebbe la superficie, intersecandola con una porzione sempre più vasta: il punto, visto dal mondo bidimensionale, si allarga in un cerchio; il meccanismo è un po’ quello che ci hanno spiegato a scuola per i paralleli terrestri: sezioni di piano che intersecano la superficie del nostro globo vanno a formare grandi circoli immaginari.
Il povero PAC-MAN è allibito: può forse digerire il passaggio segreto, anche perché gli torna comodo, ma di fronte a questo fenomeno resta letteralmente di stucco: dal nulla appare un puntino che poi cresce, diventa un qualcosa che gli somiglia parecchio, e cresce sempre più! Decisamente è terrorizzato!
Poi, improvvisamente, la crescita si arresta: ecco che il cerchio inizia a contrarsi, si contrae sempre più, torna ad essere un puntino e… svanisce nel nulla!
Per noi due, che osserviamo dall’esterno, tutto è perfettamente spiegabile: la sfera ha attraversato completamente la superficie, i punti di contatto sono diventati sempre di meno ed alla fine ne è uscita, passando dalla parte opposta. Tutto nella normalità, nessun fenomeno misterioso.
E per noi è perfettamente spiegabile anche i passaggio segreto: si tratta semplicemente di un cunicolo che permette di muoversi lungo la terza dimensione, al di fuori del campo di gioco.
Incredibile come avere accesso ad una dimensione aggiuntiva possa contribuire a migliorare la nostra visione del mondo; poi, certo, ci vuole anche un po’ di umiltà e capacità di immaginazione: noi non siamo certo chiusi nel nostro mondo come quello stupido personaggio da videogioco. Noi sappiamo che le dimensioni lungo cui muoversi in realtà sono tre.
Un momento: e se fossero di più? Supponiamo siano quattro, ma analogamente a quanto accade al povero PAC-MAN, che non vede la terza, noi non possiamo vedere la quarta. Tu non hai la cieca presunzione di PAC-MAN, sai che questa eventualità è plausibile, vero?
Ebbene, anche a noi a ben vedere appaiono fenomeni strani, che accettiamo perché ne facciamo da sempre esperienza ma che non riusciamo a capire fino in fondo, a dar loro una spiegazione soddisfacente. Forse l’esistenza di una quarta dimensione (o anche più, a detta delle moderne teorie sulla fisica quantistica), aiuterebbe a capire, a dare un senso a tutto ciò?
Giusto per trovare un esempio concreto: riesci a pensare a qualcosa che appare praticamente dal nulla in questo mondo, cresce, regredisce per poi tornare a sparire nel nulla, in una dinamica a cui, in tutta onestà intellettuale, facciamo fatica a dare un significato, se non ricorrendo a variegate forme di religione?
Riferimenti bibliografici:
Rudy Rucker – La quarta dimensione. Un viaggio guidato negli universi di ordine superiore