La realtà in cui sono immerso è come una circonferenza.
La mia mente razionale non è in grado di comprendere quella forma, ragiona in modo lineare, per poligoni; quanto più riesco a raffinare i processi di pensiero, tanto maggiore è il numero dei lati che approssimano la circonferenza e tanto migliore è di conseguenza l’approssimazione.
Ma sempre di approssimazione si tratta.
Le parole sono etichette appiccicate sopra ad ogni lato del poligono; quante più parole riesco a padroneggiare, tanto più vasta è la realtà che posso cogliere a livello cognitivo.
La realtà è continua, la mia mente la vede discreta. La realtà è analogica, la mia mente la semplifica con un processo di digitalizzazione.
Non riuscirò mai a percepire la realtà nella sua globalità, a meno che non metta da parte il pensiero razionale, e con esso le parole, e mi abbandoni alle sensazioni, senza alcuna pretesa di catalogare o etichettare.
A meno che non smetta di pensare.