La fanciulla attendeva da mesi il ritorno dell’amato partito per il fronte; non passava giorno senza che guardasse nella cassetta della posta per controllare se ci fosse una lettera da parte sua.
Ogni volta che ciò accadeva il suo cuore iniziava a battere forte e una dolce sensazione di calore le invadeva tutto il corpo; prendeva allora la busta che recava il suo nome e la riponeva con cura, senza aprirla, in un cofanetto dorato con un grande cuore disegnato sul coperchio, quindi serrava amorevolmente il lucchetto e riponeva il tutto sotto il letto.
Capitò un giorno che la sua migliore amica osservasse questo curioso comportamento, e le chiedesse come mai non apriva le buste per leggerne il contenuto.
«Un tempo lo facevo» replicò la giovane ragazza «e allora poteva succedere che mi riempissi di gioia, perché il mio amato mi comunicava che sarebbe presto ritornato, oppure che precipitassi nel baratro della disperazione, perché in un momento di sconforto scriveva che la nostra storia non aveva più senso e mi avrebbe lasciata.
La tentazione allora era di gettare tutte le lettere nelle fiamme, e con esse ogni ricordo di lui.
In uno di quei giorni intrisi di sofferenza finalmente compresi tutto il mio bisogno di amore, e anche che lo stavo cercando nel posto sbagliato.
Ciò che davvero importava non era il contenuto della busta, ma la busta stessa.
Capii che fintanto che arrivava una lettera lui mi pensava, si ricordava di me. Questo bastava per sapere di essere amata, le parole non contavano più, l’importante era che ci fosse un messaggio per me.
Un gesto di amore può avere anche le forme più dolorose, perché l’amore è nascosto in ogni messaggio che ci ricorda di essere vivi.»
L’amica rimase un poco in silenzio, quindi la strinse in un forte abbraccio, grata di aver finalmente compreso quanto amore le mandasse ogni giorno l’Universo.