Ieri era una bella giornata di sole, sono uscito in mountain bike con gli amici; siamo andati sul monte Lavagnola, lungo l’Alta Via dei Monti Liguri. Si tratta di un sentiero relativamente trafficato, quando è bel tempo incontri escursionisti, gente a cavallo, motociclisti (anche se è vietato).
Giunti in vetta, mentre ci godiamo il meritato riposo, arriva un cavaliere; poco prima di raggiungerci l’animale mostra segni di inquietudine, chi sta sopra di lui rischia di essere disarcionato ma mantiene il controllo. Dice che si tratta di un puledro inesperto e suggerisce di continuare a parlare fra di noi con naturalezza, mentre tenta di invertire ripetuti dietrofront del recalcitrante mezzo di trasporto.
Alla fine ci nascondiamo dietro ad un cippo commemorativo e l’animale si convince che non siamo troppo pericolosi; raggiunge la vetta e si lascia accarezzare mansueto.
Tutto è bene quel che finisce bene, anche se per un attimo ho visto quel signore rischiare di volare giù per il ripido sentiero.
Dopo qualche minuto cominciamo a scendere; finalmente, dopo tanto pedalare: è una discesa piuttosto divertente, che invita a lasciar andare i freni.
Ad un certo punto incontriamo due escursionisti a piedi, presumibilmente marito e moglie, sulla sessantina. La donna, che ci vede arrivare un po’ disinvolti, si spaventa e si inerpica a bordo del sentiero molto prima del nostro sopraggiungere nelle sue vicinanze; noi rallentiamo e quella inizia a mugugnarci contro in tono polemico che i sentieri sono fatti per andare a piedi e che non dovremmo essere lì, e bla… bla… bla.
Il marito ironizza imbarazzato cercando di stemperare l’atmosfera, le suggerisce di metterci in castigo.
Il compagno che sta di fronte a me inizia a rispondere a tono: i sentieri sono di tutti, e poi noi oltre a percorrerli ne puliamo e manuteniamo anche parecchi, e bla… bla… bla.
Il diverbio finisce quasi subito lì, noi proseguiamo il nostro giro e poco dopo incontriamo dei trialisti che risalgono il sentiero. Rimarrò per sempre con la curiosità di sapere quel che è successo quando hanno raggiunto quei due.
Ma l’osservazione che voglio condividere con te è: perché siamo stati tanto comprensivi con il cavallo, e così poco con la signora? Se ci rifletti, si è trattato della stessa reazione ad una situazione di spavento. Se il cavallo fosse stato dotato di parola, probabilmente non lo avremmo accarezzato così amorevolmente. So per certo che non abbiamo accarezzato la signora.
Nel fare questo parallelo non voglio essere indelicato né con l’uno né con l’altra, cerco soltanto di ribadire che è fuorviante continuare a dare così per scontata la discriminante della coscienza nel decidere i nostri atteggiamenti verso l’esterno. La meccanicità delle dure reazioni istintive in questo caso è stata identica.
Dobbiamo convincercene. Anche se, nella peggiore delle ipotesi, questo dovesse significare mettersi a litigare pure con il cavallo.