Credo che imboccare un percorso di crescita e sviluppo personale finalizzato a vivere pienamente la propria vita significhi innanzitutto abbandonare i nostri preconcetti su chi pensiamo di essere, o su chi pensiamo di dover sembrare per venire accettati dalla società.
Per farlo le chiacchiere non servono a nulla, bisogna agire; compiere azioni che smantellino le nostre maschere, di fronte al mondo e di fronte a noi stessi, correndo talvolta il rischio di essere presi per sciocchi se non addirittura pazzi, come accadde al Moscarda di pirandelliana memoria.
Si tratta semplicemente di scegliere fra vivere e fingere.
Credo, nel mio piccolo, di avere iniziato a percorrere questa strada, e questo articolo vuole rappresentare un altro passettino del lungo cammino che ho davanti.
Devi sapere che a me piace molto cantare, oltre che suonare la chitarra; fino a poco tempo fa l’ho sempre fatto per me, nell’ambiente protetto delle quattro mura domestiche; per paura del giudizio altrui, fondamentalmente.
Poi mi sono detto: ma se questo ti dà piacere, a prescindere dal risultato della performance, perché non farlo liberamente anche in pubblico? Perché non condividere col mondo questo aspetto di te?
Se sei timido come me allora saprai che, pur sembrando una cosa semplice, in realtà non lo è affatto… e infatti per me non lo è stata; ci sono riuscito facendo leva su un’altra delle mie debolezze: l’egocentrismo. Ed ecco che mi sono esibito nei primi karaoke: non saprei dire con che risultati esterni, ma sono certo che quelli interni ci sono stati. Perché ho liberato una parte di me che era imprigionata.
Sotto questo punto di vista, potrò dire di essere veramente maturo quando riuscirò ad esibirmi per le strade cittadine, magari con un cappello per le offerte di chi avrà provato qualche emozione grazie a me (sperando che non si tratti di pena); ma per arrivare a questo punto la strada è ancora lunga.
Ti domandi il perché di un obiettivo tanto eccentrico? Perché sarebbe un modo per abbandonare l’attaccamento all’immagine che ho di me e che sto ostentando al mondo. Che direbbero quelli che mi conoscono? Che sono caduto in disgrazia? Che sono patetico? Che sono impazzito? Solo riuscendo ad essere indifferente a tutto questo potrei veramente dire di avere raggiunto un distacco sostanziale. In fondo, a ben pensarci, che reale differenza passa fra il cantare in casa propria o per i vicoli di Genova?
Ma andiamo per gradi. Per ora, un obiettivo sicuramente più abbordabile è quello di condividere le stonature mie e della mia chitarra col pubblico della rete. Ed ecco il motivo di questo articolo, in calce al quale troverai due fra i più cliccati video di YouTube. Ti confesso che rivedermi e riascoltarmi non è per nulla piacevole, perché sono il più spietato giudice di me stesso: ma è soprattutto quel parassita che devo far fuori.
Le canzoni che ho scelto sono fra le mie preferite, ed a mio avviso molto in tema con questo blog; al di là di questo mio giochetto, ti prego di ascoltarne le versioni originali, perché i loro testi sono molto profondi.
Chiudo con un estratto di uno di questi, la canzone Sally di Vasco Rossi.
Forse alla fine di questa triste storia
qualcuno troverà il coraggio
per affrontare i sensi di colpa
e cancellarli da questo viaggio
per vivere davvero ogni momento
con ogni suo turbamento
e come se fosse l’ultimo.
Questo mio sforzo lo dedico a te, Sally, con l’augurio che anche tu riesca a trovare la forza di uscire dal solco. Perché l’importante è essere veri, non perfetti.