Un’esperienza vissuta di recente da una mia amica mi riporta alla mente un tema che ho già affrontato in un precedente articolo e voglio qui riprendere per l’occasione.
Questa donna aveva un compagno violento, che la maltrattava; lui era normalmente dolce ed affettuoso, ma quando perdeva la pazienza cambiava completamente: diceva che era lei la responsabile di quell’ira, che era colpa sua se usciva di testa; e quando accadeva non volavano solo brutte parole.
Finché un giorno la misura si è colmata e lei è finita al pronto soccorso con naso e alcune costole rotti.
A questo punto ha finalmente trovato il coraggio di lasciarlo e denunciarlo; è iniziato un periodo di stalking, minacce miste a implorazioni di riconciliazione, deliranti quanto poco credibili dichiarazioni d’amore, conclusosi con la condanna di lui.
Anche grazie all’aiuto di uno psicologo lei è poi uscita da questa brutta condizione, e adesso ha un nuovo compagno.
Ecco un esempio lampante che evidenzia la differenza fra accettazione e rassegnazione. Per un lungo periodo la mia amica è rimasta con quell’uomo violento perché rifiutava la situazione; non accettava che fosse un manesco, non accettava il fatto che le cose non sarebbero cambiate, insomma non accettava la realtà.
Poi è accaduto l’evento shock che le ha permesso di aprire gli occhi, ed ha finalmente accettato.
Ha accettato il presente, ha accettato di avere sbagliato compagno, ha accettato ciò che stava accadendo; e muovendo da questa base, resa solida dal nuovo atteggiamento, ha preso la giusta decisione, affinché non accadesse più in futuro.
Capisci la differenza fra rassegnarsi ed accettare? Se si fosse rassegnata, starebbe ancora con quell’uomo; invece ha accettato lo stato dei fatti, e si è comportata di conseguenza.
Troppo spesso confondiamo i due livelli, e rimaniamo imprigionati nell’inerzia dovuta al rifiuto della realtà; ogni cambiamento evolutivo deve invece obbligatoriamente passare attraverso una fase di accettazione: accettare ciò che non ci piace, affinché tutto cambi.