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La cazzuola e la mountain bike


L’altro giorno ho fatto un lavoro di muratura e mi sono ritrovato ad usare una cazzuola; talvolta capita, e devo dire che non sono certo un maestro nel maneggiarla. Però ci metto impegno, e ogni volta rivivo sempre la stessa storia.

La malta deve finire in un punto preciso, giusto nella fessura fra due pietre: allora mi metto di impegno, mi concentro, cerco di coordinare i movimenti, devo fare attenzione a non farla cadere per terra e a centrare l’obiettivo. La mia attenzione è interamente rivolta alla cazzuola e al polso che la sorregge; è proprio lì i segreto, è tutto un lavoro di polso.

Eseguo il colpo, e la malta si spataffia (termine tecnico da muratore, ndr) ovunque, a cinque centimetri dall’obiettivo.

Insisto, provo più volte, mi incazzo pure: niente da fare; ho spruzzato di cemento l’area di lavoro.

Poi cambio approccio: così non vado da nessuna parte; allora non penso più ai movimenti che dovrei compiere, ma focalizzo l’attenzione solo sulla fessura da raggiungere, il mio obiettivo. Dimentico di avere una cazzuola in mano, con sopra del cemento che potrebbe cadere a terra, dimentico ogni forma di teoria da apprendista muratore.

Mi lascio andare, lascio che il mio corpo lavori incontrollato, mentre la mia attenzione e lo sguardo restano fissi sul punto da raggiungere: voglio che a malta raggiunga quella fessura! Tac, perfetto! La malta si concentra proprio là, dove serviva!

Ecco il segreto! Nessuna teoria da seguire, nessuna tecnica da applicare! Solo la ferma volontà di raggiungere l’obiettivo!

E da qui il salto di qualità; a ben pensarci, funziona così anche con la mountain bike, una delle mie passioni: se hai davanti un ostacolo, e ragioni sul da farsi per superarlo concentrandoti su di esso, immancabilmente ti bloccherai, cadrai, sarai costretto a mettere il piede a terra. Ma se guardi oltre l’ostacolo, se poni la tua attenzione sull’obiettivo (il punto da raggiungere), e lasci fare al corpo, ecco che magicamente compi il corretto gesto atletico, e la bici va da quasi da sola là dove hai puntato lo sguardo.

Ma se funziona per cazzuole e mountain bike, allora non può che funzionare per tutto! (mmm… dici che è una illazione ardita?)

Credo che sia proprio così: se hai degli obiettivi e li vuoi davvero raggiungere, smetti di pensare a come fare! Concentrati solo sul punto di arrivo, e non sul percorso da seguire. La mente non ha gli strumenti per trovare il giusto percorso, questi strumenti sono prerogativa di altre forme di intelligenza: lasciale lavorare indisturbate!

Il più delle volte la tua mente suggerirà che è impossibile, ma tu non la ascoltare: non è campo di sua competenza! Focalizzati su ciò che vuoi, e non sul modo di arrivarci: vedrai che lo otterrai quasi per magia!

Chi dice che non si può fare non dovrebbe disturbare chi lo sta facendo

(Albert Einstein)

Un passo indietro


In questi giorni sono venuto a contatto con un motto che non conoscevo e mi ha fatto riflettere, lo cito qui di seguito:

Mai fare un passo indietro, nemmeno per prendere la rincorsa.

L’essenza del messaggio è per me più che condivisibile, laddove vi si legga un’intenzione di affrontare la vita con determinazione.

Eppure, appena sentitolo nella mia mente subito si è formata un’associazione, ed ho visualizzato uno di quei fermi di sicurezza che usavo un tempo per evitare che i miei figli, allora piccoli, accedessero alle stanze, aprissero cassetti o si chiudessero le dita fra porta e stipite.

fermo

Il meccanismo è semplice: se tiri il cassetto, un gancio flessibile si incastra in un supporto fissato al corpo del mobile, e tu non riesci più a farlo scorrere né avanti, né indietro; per sbloccarlo devi far scorrere leggermente indietro il cassetto (per quel poco di margine che il meccanismo ti lascia a disposizione), spingere verso l’interno il gancio, quindi tirare nuovamente il cassetto per fargli oltrepassare il punto di incastro. Diversamente, più tiri e più quello si blocca.

Il punto di arrivo del discorso, che peraltro riprende pensieri già esposti in un articolo precedente, è il seguente: andare avanti aprioristicamente non sempre è la cosa più utile; ci sono casi in cui è necessario qualche piccolo passo indietro, pur sempre nel contesto di un cammino finalizzato, per uscire da una situazione senza sbocco.

E non si tratta di resa, o debolezza, ma di puro e semplice buon senso. Passo indietro, che può voler anche dire temporaneo peggioramento (e qui mi riaggancio ad una altro articolo), pur inserito in un trend di crescita complessiva.

Insomma, ogni situazione va vista nella sua globalità, mai troppo da vicino, altrimenti si perde la visione di insieme e si arriva a conclusioni errate, oltre a provare quel senso di oppressione tipico di chi si trova dentro al labirinto.