Il grosso cane è lì, davanti a me, e ringhia minaccioso.
Sento le gambe svuotarsi, il corpo attraversato da brividi; mi guardo attorno per cercare un’arma improvvisata, trovo un bastone a pochi passi, lo afferro.
Il ringhio si rafforza, sempre più ostile; l’animale sembra poter aggredire da un momento all’altro, sono davanti al bivio: attacco o fuga.
Cerco di assumere un atteggiamento intimidatorio, sperando di non dover ricorrere né all’uno né all’altra.
I piedi sono incollati al suolo, pesanti, di piombo. Ho paura.
Questa mi ha reso a mia volta minaccioso, e lui lo sente.
Anche lui adesso ha paura, è nella mia stessa situazione.
Ecco perché ringhia: ha paura di me. è così fin dall’inizio!
Lui è terrorizzato da me; posso avere paura di chi ne ha di me? Ha senso tutto questo? Di chi ho davvero paura?
Temo il cane che a sua volta teme me… è un circolo, in definitiva ho paura di me! Il cane non c’entra, è solo uno specchio.
Se cambio atteggiamento tutto può svanire, come una bolla di sapone; voglio crederci, voglio avere fiducia, voglio fare il primo passo e disinnescare il meccanismo.
Getto lontano il bastone, distendo i lineamenti del volto, offro la mano.
Il cane si volta e si allontana.