Ho fatto questa esperienza per comprendere ciò che la mia spiccata razionalità mi precludeva. Per ridare significato ad una vita che il mio intelletto non riusciva più a giustificare. Per la curiosità di vedere la realtà che mi circonda, quella vera.
Ho preso la pillola rossa di Matrix.
E molte risposte sono arrivate: punto di partenza per farsi raggiungere da altre, ora che sento di avere la fiducia per abbandonarmi all’immensità che si trova dentro di me.
Ho sentito che la realtà è fatta di sensazioni e non di pensiero.
Ma prima di entrare in pieno contatto con le proprie sensazioni è necessario essere pronti, per non venirne travolti. Ho sentito la loro potenza, ad un certo punto avrei voluto urlare basta, smettete, è bellissimo ma non lo posso sopportare.
Ecco da cosa mi protegge il pensiero.
Il pensiero mi ha salvato, è la mia crema solare più potente.
Quante scottature ho preso da giovane per essermi esposto indiscriminatamente ai raggi del sole estivo! Non ci si può abbandonare di colpo a tutta quell’energia, l’ho provato letteralmente sulla mia pelle. Va fatto con gradualità, poco per volta, e bisogna mettere un filtro solare. Al corpo serve il tempo di abituarsi, di rafforzarsi.
Ecco l’importante funzione della mia mente: mi protegge da me stesso. Filtra, nasconde, altera. Mette ordine, assegna priorità. Diversamente sarei una barchetta in balia delle onde emotive.
Ma là dietro, oltre questa barriera, c’è la realtà, ed è bellissima!
Ho viaggiato fra le mie paure, i miei fantasmi, i miei mostri. Ero sempre io? Ho viaggiato fra immagini cangianti, sensazioni contrastanti. Ho provato un profondo senso di inaffidabilità, non c’erano più solide basi su cui poggiare i piedi, anche fuori di metafora: tutto mutava. Ciò che vedevo e udivo là fuori sfumava e si mescolava alle immagini che avevo dentro. Cos’era davvero reale?
Ma qualcosa, in quel vibrante caleidoscopio, è sempre rimasto presente, una solida ancora a cui aggrapparsi: il mio respiro. Nella gioia, nella paura, nel terrore, nella travolgente sovra saturazione delle scariche adrenaliniche, il mio respiro era sempre lì, pronto a darmi conforto.
Così ho sentito chi sono.
Posso chiudere gli occhi, mettere tappi alle orecchie, anestetizzare le membra: ma il respiro, la sensazione di esserci, resta: questo sono io, e null’altro. Ogni altra forma di identificazione è illusoria e fallace: ruoli sociali, corpo fisico, idee, convinzioni; ma non l’identificazione col respiro, che è poi un tutt’uno col battito del cuore, l’energia vitale che pervade ogni mia cellula e mi fa sentire che ci sono al di là dei cinque sensi ordinari.
Perderò ogni bene, ogni certezza, ogni convinzione, ogni fede, ma finché campo mi resterà sempre la gioia di sentirmi vivo.
Posso dirti una cosa da bambino???
Esci di casa! Sorridi!!! Respira forte!!!
Sei vivo!!!…Cretino…