La coerenza


Ti propongo questa meravigliosa litografia di Maurits Cornelis Escher, grafico e incisore olandese famoso per le sue opere paradossali e provocatorie, intitolata ‘Relatività’.

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M.C.Escher, Relatività. Litografia 1953

Finché mi soffermo su singole parti dell’immagine non noto nulla di strano; il disorientamento nasce quando considero la scena nel suo complesso: la mia mente inizia allora a vacillare e ogni saldo riferimento perde di significato; i concetti di sopra e sotto, alto e basso, destra e sinistra, solidi ancoraggi su cui baso la mia capacità di orientarmi nello spazio, vanno a farsi benedire.

Ciononostante, ogni volta non riesco a non rimanere affascinato dalla surreale armonia di quell’insieme di elementi dall’accostamento paradossale: osservando l’immagine provo una piacevole sensazione di apertura, di affrancamento da schematiche briglie, oserei dire di infinito!

Poi penso alla mia mente, a come è strutturata la mia personalità, e capisco che non sono poi diverso da quell’immagine.

Con la grande differenza che osservarmi nella mia globalità mi terrorizza: vedere tutte le mie incoerenze interne mi fa stare male, mi disorienta, appunto. E finché il disorientamento è provocato da una immagine ‘finta’, è piacevole; quando mi riguarda in prima persona, quando riguarda me, non lo è affatto. Al contrario, è terrificante.

Ecco allora che creo delle barriere, dei compartimenti stagni: i miei valori, i miei atteggiamenti, le mie convinzioni quando sono nell’ambiente lavorativo sono completamente diversi da quelli che mi attribuisco quando sono con gli amici, o in famiglia, o da solo nel bosco.

E non parlo di semplice finzione col mondo esterno, bada bene: parlo proprio di struttura mentale interna. Parlo di finzione con me stesso. Nel compiere determinate azioni in determinati contesti ignoro completamente certe mie convinzioni o certi miei valori, perché mi porrebbero di fronte ad una contraddizione e mi impedirebbero di agire.

Se togliessi ogni paratia e rimanessi fedele al principio di coerenza per me non ci sarebbe via di scampo: sarei condannato all’immobilità, perché non ci sarebbe gesto che potrei compiere in totale e sincera assenza di contraddizione.

Capisco allora che queste paratie si sono formate come difesa, sono ‘ammortizzatori’, per utilizzare la terminologia di Gurdjieff, che mi proteggono dalle sollecitazioni causate dalle mie incongruenze.

Da dove hanno avuto origine queste incongruenze? Beh, suppongo dalle innumerevoli esperienze fatte nel corso della vita, che si sono incontrate o scontrate con le mie pulsioni interiori, e nel tempo hanno originato modelli di risposta non sempre allineati fra di loro.

Ma al di là di trovare le cause, ciò che mi domando è: che fare? Rinunciare ad essere coerente, o continuare ad evitare di guardarmi nella mia totalità? O rinunciare a parti di me, nel difficile tentativo di eliminare ogni contraddizione?

La risposta a questa domanda fino a qualche anno fa sarebbe stata scontata: la coerenza prima di tutto.

Ma il fatto stesso che sia qui a fare certe riflessioni, oggi, non lascia dubbi su quale sia la cosa più utile da fare, per me, ora: accettare e contemplare con non giudicante apertura quel meraviglioso quadro di Escher che sono diventato.

Preferisco esser vinto contro il muro a torso nudo
che cantare la vittoria ben protetto da uno scudo

Nomadi, “La coerenza”

 

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