Mi capita spesso di sentire associare uomo ed emotività: quando ci si lascia andare alla rabbia, alla paura, alle pulsioni si tende a giustificare l’accaduto dicendo che siamo esseri umani, non degli aridi robot.
Secondo questo punto di vista una macchina non ha emozioni, non perde mai il controllo.
Ma sei proprio sicuro che abbandonarsi alle emozioni sia indice di umanità? Non è invece un chiaro indice di roboticità? Gestire freddamente una situazione potrebbe sembrare di primo acchito poco umano ma, se ci rifletti, è invece la reattività meccanica ad esserlo.
Una macchina segue le ferree regole che legano input e output, e per quanto complesse esse siano, sono sempre deterministiche e prevedibili.
E quanto di più prevedibile puoi trovare del nervoso automobilista del lunedì mattina che lancia improperi contro i due ciclisti che marciano affiancati impegnando l’intera corsia? Non si tratta in questo caso di una reazione meccanica che lega ciecamente l’input all’output? Dove si trova l’essere umano qui?
Ciò che distingue l’uomo dalla macchina non sono le emozioni, perché esse non sono che segnali chimici che inducono dei comportamenti nel primo così come i segnali elettrici possono indurli nella seconda, ma la consapevolezza.
La consapevolezza genera controllo, comportamenti più funzionali, meno automatici. Comportamenti che è facile attribuire a freddi robot da chi vive nel mondo reattivo dell’inumana inconsapevolezza.