La busta


Supponi di avere una busta contenente un messaggio e di doverla recapitare ad un destinatario all’altro capo del mondo; non puoi però usare la posta ordinaria, ma esclusivamente il passamano.

Decidi allora di consegnarla alla persona, fra i tuoi conoscenti, che a tuo avviso ha maggior probabilità di farla quantomeno avvicinare alla meta (un amico che lavora in una ditta di import export, o che sta partendo per un viaggio, ad esempio).

Questa persona, poi, dovrà fare altrettanto; l’obiettivo dichiarato è sempre raggiungere il destinatario stampato sulla busta, e la strategia sempre la stessa: concentrarsi solo sul prossimo destinatario (intermedio o finale poco importa).

Si sono fatti dei calcoli statistici in proposito: hai idea di quanti passaggi in media sono richiesti perché la busta arrivi a destinazione? Cento? Cinquecento? Spara!

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Ebbene, tempo fa lessi di questo studio che ti ho ora esposto: non ricordo il numero esatto, ma so che si aggira attorno alla decina, forse addirittura meno di dieci.

Per me è già incredibile questo numero, ma ciò che ancor più mi affascina è la mancanza di pianificazione della rotta: una volta definito il principio informatore, questa segue praticamente un percorso casuale. Lo stesso che accade peraltro al pacchetto di bit che viaggia nella rete per raggiungere il destinatario del tuo messaggio di posta elettronica.

Ed ora sposto il ragionamento sull’ottava superiore: così come la meta della busta ti appare lontana quando in realtà è così facilmente raggiungibile, non potrebbe essere altrettanto vero per i tuoi obiettivi di vita?

Forse non sono così irraggiungibili come sembrano, e soprattutto, forse non è necessario che pianifichi nel dettaglio la linea di azione per arrivare dove vorresti, perché questo è faticoso e mentalmente dispendioso: molte imprese muoiono sul nascere perché ci si scoraggia solo ad elencare tutto ciò che manca per arrivare in fondo. Che dire dell’effetto deprimente del guardare la vetta, punto di arrivo della nostra escursione, quando ancora stiamo affrontando le fatiche iniziali a fondo valle?

Inoltre non è detto che gli esatti passaggi siano conoscibili a priori, ed una rigida pianificazione non terrebbe conto di eventuali imprevisti incontrati strada facendo; meglio una strategia basata sul disordine, dunque.

Per estremizzare mi appoggio a quanto mi ha insegnato l’esperienza avuta con la depressione, che ha attanagliato pesantemente persone a me vicine e talvolta fa dei timidi capolino nei miei stati d’animo: quando sei depresso tutto appare irraggiungibile, ti senti in fondo al pozzo e nulla sembra possa tirarti fuori: ed invece, proprio in quella situazione, basterebbe un solo piccolo passo, in qualunque direzione, per provocare un sensibile miglioramento.

La verità è che in molti annaspiamo nella depressione della vita quotidiana, percependo quel lieve senso di disagio a cui ormai ci siamo abituati, un rumore di fondo che ti fa arrivare a fine giornata col mal di testa ma che ormai sei stato educato a non sentire neanche più.

Se ti trovi in questa situazione, voglio lasciarti questo messaggio di incoraggiamento: per dare un senso alla tua vita non ti è richiesto di partire domani per le missioni nel Terzo Mondo; molto probabilmente è sufficiente che ti iscriva a quel corso di canto che è da un po’ che vorresti fare ma non reputi ne valga mai la pena.

 

 

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