Lo so lo so, nell’articolo precedente non ti ho persuaso: ancora non ti va giù l’idea che la tua identità non coincida col tuo corpo fisico; provo allora a buttar giù l’argomento in altri termini.
Non credo riuscirò nell’intento, un po’ per limiti miei, ed un po’ perché certe idee non si possono spiegare a parole: spero però che la sensazione di non comprensione che potrei farti provare riesca ad innescare un meccanismo intuitivo, non razionale, che ti faccia percepire con un registro di livello più elevato ciò che intendo trasmettere.
Con ogni probabilità relegherai invece questo articolo nell’archivio delle astrusità, per essere eufemistici, e cesserai la lettura all’incirca a questo punto.
Ma se invece sei rimasto con me… lo sai come è composta la materia? Beh, immagino di sì, a scuola ci insegnano che è composta da atomi, e che questi a loro volta sono composti da un nucleo centrale, contenente protoni e neutroni, e da un certo numero di elettroni che ruotano attorno al nucleo.
Ma lo sai quanto è grande l’atomo rispetto al suo nucleo e agli elettroni che vi gravitano attorno? Ebbene, tanto per fare un paragone: se il nucleo avesse le dimensioni di un grano di sale, l’atomo sarebbe grosso modo grande quanto la cupola di San Pietro, e gli elettroni sarebbero dei granelli di polvere che turbinano nell’enorme vastità della cupola.
E nello spazio restante cosa c’è? Nulla, il vuoto. Attenzione, intendo proprio assenza di alcunché, nulla di nulla. Sai cosa significa vero?
Significa che quel cosciotto di pollo, che ieri sera ti sembrava così reale e gustoso, è fatto al 99,9% di nulla. Non solo il cosciotto: pure tu, ardente sostenitore della tua fisicità! Pure tu sei per il 99,9% dello spazio che occupi… vuoto!
Allora… se è vero che ti identifichi con la tua fisicità… beh, lasciamelo dire: sei veramente poca cosa… meno dello 0,01% di ciò che appari!
Ma, se invece di insistere a tutti i costi nel voler mettere la materia in primo piano, ci concentrassimo per un istante sullo sfondo? Lasciamo perdere le particelle, e consideriamo il vuoto. Dopotutto, è grazie allo spazio vuoto, che le particelle possono manifestare la loro individualità… è grazie allo sfondo di un quadro, che possiamo apprezzare l’immagine che risalta in primo piano.
Se la vera essenza di tutto fosse proprio lì? Nello spazio delle possibilità… che lascia emergere di volta in volta la manifestazione terrena di un qualcosa più profondo, che risiede nel campo del potenziale non manifestato…
Tu non puoi vedere direttamente tutto ciò, lo puoi solo intuire per differenza… percepire l’esistenza di una qualche essenza più fondamentale solo indirettamente, perché svelata da quella materia che ne è una delle tante possibili manifestazioni.
Capisci la differenza? Ciò che credi di essere è in realtà solo un epifenomeno, una manifestazione di una realtà sottostante più essenziale, che tuttavia non puoi vedere ma solo intuire.
Le recenti scoperte sulla fisica quantistica vanno proprio in questa direzione; già, perché si è capito che quello che credevamo spazio vuoto, non è in realtà del tutto vuoto… è piuttosto una sorta di campo di possibilità, dal quale nascono e subito dopo si annichilano coppie di particelle e antiparticelle virtuali: il cosiddetto campo del punto zero.
Esiste infatti un principio fisico, che prende il nome dallo scienziato tedesco Werner Heisenberg, secondo il quale certe coppie di quantità fisiche fra loro coniugate non possono essere misurate con assoluta precisione: se misuri bene una, rinunci a misurare bene l’altra.
Fra queste coppie troviamo energia e tempo: se misuri con estrema precisione il tempo, allora l’energia di un sistema fisico risulta indeterminata; ma attenzione: non nel senso che ha un ben preciso valore che però tu non conosci, ma in un senso più fondamentale: il suo valore reale è proprio indeterminato.
Questo significa che non può esistere per definizione uno stato di energia zero, in altri termini il vuoto; o meglio, può esistere solo se ci accontentiamo di misurarlo per un tempo sufficientemente lungo (e, per misurare quanto lungo, si usa l’ordine del tempo di Planck, un valore inimmaginabilmente piccolo).
Quindi, per brevissimi istanti lo stato energetico di un sistema non è zero, ma può manifestare livelli di energia anche molto elevati, tanto più elevati quanto più piccolo è l’intervallo di tempo considerato; è la cosiddetta energia del punto zero. Immaginalo come la superficie di un brodo in ebollizione, dalla quale ogni tanto qua e là appaiono bolle che subito dopo spariscono: non potrà mai avere una superficie perfettamente piatta.
Recenti teorie fisiche sostengono che proprio nel campo quantistico, così misterioso e dalle potenzialità infinite, risieda la nostra coscienza: non già nelle nostre strutture cerebrali, dunque, che a questo punto verrebbero relegate al ruolo di mere antenne riceventi, ma in quello spazio fisico che chiamiamo comunemente vuoto e che in realtà è tutt’altro che vuoto, perché contiene in potenza tutto ciò che può divenire reale.
La nostra coscienza, secondo queste teorie, risiederebbe nello sfondo!
Da informatico non posso esimermi dal citare uno dei principali sostenitori di questa teoria, che non è un mago Otelma qualsiasi, bensì l’italiano che ha inventato il microprocessore e grazie al quale oggi sei in grado di leggere questo articolo: Federico Faggin.
In rete ci sono numerosi video che riportano i suoi interventi in conferenze divulgative, ti invito a guardarle. Non è scientificamente provato che le cose stiano davvero così ma… se invece lo fossero?
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