E se fosse vero?


Talvolta mi capita di tenere corsi. I discenti che temo di più sono quelli che sanno già tutto: stanno lì ad ascoltarti per educazione, ma in fondo sono convinti di perdere il loro tempo.

Questo atteggiamento, se anche corroborato dalla realtà dei fatti è, per chi lo tiene, estremamente dannoso, perché crea uno strato impermeabile che impedisce qualsiasi forma di arricchimento.

L’estremo opposto, di colui che prende invece per oro colato qualsiasi cosa io gli dica, è altrettanto deprecabile: dopo tutto, potrei benissimo essere un emerito idiota (su quest’ultimo punto sospetto peraltro che ci sia parecchio materiale per una rigorosa dimostrazione basata sui fatti).

Mi sono spesso chiesto quale fosse il giusto compromesso, la via di mezzo che salvi capra e cavoli. Una volta indossato il cappello dello scolaro, che fare? Accettare incondizionatamente come verità ciò che mi viene insegnato, o metterlo continuamente in dubbio paragonandolo a ciò che già so? Il bambino non ha scelta: conoscendo poco o nulla, non ha strumenti per capire quanto sia sensato ciò che gli viene detto; questo è anche uno dei motivi per cui i giovani imparano più in fretta. Nel bene e nel male.

Il fenomeno di rigidità mentale diventa particolarmente accentuato quando le idee che ci vengono proposte sono per noi ‘fuori dal solco’, perché mettono in discussione principi fondamentali che riteniamo inviolabili. In tal caso, la prima cosa è viene da pensare è che si stanno ascoltando un mucchio di sciocchezze, e si spegne l’ascolto. Credo di avere mietuto parecchie vittime in tal senso, con questo blog.

ieri x era uguale a 5

Un approccio che mi sembra promettente è quello del “e se fosse vero?”

Consiste in questo: in una prima fase devi, e confesso che lo trovo parecchio difficile, fare tabula rasa di tutti i tuoi preconcetti e metterti in una situazione di ascolto e accettazione incondizionata; quello che ti viene detto è vangelo. Devi lasciare il tempo al docente di completare l’esposizione, di chiudere il cerchio. Non puoi permettere che il censore intervenga prima del tempo, perché non sa ancora dove si sta andando a parare; un particolare detto in conclusione potrebbe dare senso e coerenza a tutto il resto.

Solo al termine, e magari anche dopo, quando sarai sicuro di aver compreso appieno ciò che il docente ti voleva trasmettere, potrai fare le tue valutazioni. Ma, anche allora, falle tenendo presente che, pur se in contrasto con la tua verità, le sue idee continuano ad avere una loro validità, che magari deciderai di non fare tua, ma non per questo sarà meno degna di rispetto; di tanto in tanto domandati: “e se fosse vero?”

Questa domanda apre scenari interessanti, se la poni a te stesso con fare giocoso; il ‘trucco’ di farlo per gioco aiuta a distrarre per un poco l’inquisitore che è in te, che con troppo zelo si adopera in continuazione per non farti passare per pazzo; ma tu lo tranquillizzi, perché non stai facendo sul serio, stai solo giocando; e così facendo supponi solo per un istante che quell’idea così assurda sia vera: dove ti porta questa assunzione? Porta a conclusioni contraddittorie o discordanti con l’esperienza? Oppure, pur nella sua assurdità, contiene frammenti che si possono salvare, estrapolare ed inserire in un nuovo modo di vedere il mondo, diverso sì dal suo, ma diverso pure dal tuo, e pertanto arricchente, se non per entrambi, quantomeno per te?

Lo so, è difficile, e quanto più si invecchia, tanto più lo diventa. Ma riuscire ad imparare sempre qualcosa, senza considerarsi mai arrivati, è un ottimo modo per rimanere sempre giovani, non credi?

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