Giorni fa, durante un’escursione, ho avuto modo di osservare alcuni alberi molto particolari; l’immagine tradizionale di albero, quello che tutti da bambini abbiamo avuto modo di disegnare, prevede un tronco verticale che sale in modo ordinato dall’alto verso il basso e che verso la parte alta si ramifica, di solito in due tronconi che svaniscono sotto ampi cespugli di fronde. Le radici, ben nascoste, sono saldamente ancorate al terreno.
Ebbene, alcuni di quelli che ho visto quel giorno si discostano decisamente da questa figura; per sopravvivere alle sfide loro imposte da Madre Natura si sono trovati costretti ad adottare una visione sicuramente fuori dal solco: ecco alcune delle foto scattate in quell’occasione.
Come puoi osservare, queste piante hanno avuto la capacità di adattarsi ad un evento che, considerato dal nostro punto di vista, si può ben definire catastrofico: un enorme albero sradicato dal vento e dalle intemperie.
Poiché però ad esso pare manchi la mente razionale, ha proseguito imperterrito nel suo cammino di crescita, senza perdersi in disperate lamentele contro il fato avverso e senza essere limitato dagli stereotipi dell’immaginario comune; il presunto cadavere della grossa vecchia pianta è divenuto il substrato per la crescita delle nuove, che traggono nutrimento da una serie di canali linfatici che funzionano talvolta sfruttando il consueto meccanismo della capillarità, talaltra – suppongo – grazie alla forza di gravità, in questa fantasiosa costruzione in cui le radici sono sopraelevate rispetto al tronco.
Mi piace condividere con te queste immagini, che mi ricordano un po’ un vecchio nonno che tiene sulle ginocchia il nipotino, perché testimoniano come dalla morte possa nascere la vita, come nessun evento possa essere aprioristicamente catalogato fra i positivi o i negativi, come la capacità di adattarsi e di leggere i fatti in modo alternativo permettano a qualunque essere vivente di andare sempre avanti, nonostante tutto.