Nell’articolo precedente ho fatto notare come un successo vissuto in modo superficiale possa spingere verso il dannoso consolidamento di schemi comportamentali, quelli che ci hanno portato in cima al podio. Voglio adesso proporti un gioco per dimostrare come agisca questo meccanismo.
Supponi di trovarti in riva ad un lago ed avere a disposizione tre secchi: uno dalla capacità di 17 litri, uno di 37 e uno di 6; il tuo scopo è misurare 8 litri d’acqua effettuando il minor numero di travasi.
Prima di proseguire nella lettura, ti invito a trovare la soluzione del problema, tutto sommato non difficile per chi se la cava con addizioni e sottrazioni; cerca di non cedere alla tentazione di proseguire oltre se non hai prima risolto il quesito, altrimenti viene meno l’esperimento mentale che ti sto proponendo.
Fatto?
Bene, adesso ti sottopongo un secondo problema; hai sempre tre secchi, questa volta con 31, 61 e 4 litri. Devi misurare 22 litri di acqua.
Tutto OK? Ancora uno: i secchi sono da 10, 39 e 4 litri, devi misurare 21 litri.
Risolto? Bene, cominci a capire il meccanismo. Eccone un altro: i secchi sono da 23, 49 e 3 litri, devi misurarne 20.
Se hai brillantemente risolto tutti e quattro i quesiti, probabilmente ti sarai accorto di uno schema ricorrente nell’individuazione della soluzione: dopo le difficoltà incontrate col primo problema, per il quale hai definito partendo da zero una strategia risolutiva, hai realizzato che la stessa può essere riapplicata a quelli successivi, che adesso ti sembrano banali: il secondo problema ti avrà fatto suonare il campanello di allarme (“ma questo è di fatto come quell’altro!”), il terzo ti avrà confermato la validità del cliché, il quarto sarà stato risolto meccanicamente.
Questo è lo schema mentale più probabile:
- problema 1: riempio il secchio da 37, da questo travaso acqua in quello da 17 fino a riempirlo (rimanendo con 20 litri), quindi riempio il secchio da 6 (rimanendo con 14 litri), che svuoto e riempio nuovamente (rimanendo con 8 litri)
- problema 2: riempio il secchio da 61, da questo travaso acqua in quello da 31 fino a riempirlo (rimanendo con 30 litri), quindi riempio il secchio da 4 (rimanendo con 26 litri), che svuoto e riempio nuovamente (rimanendo con 22 litri)
- problema 3: riempio il secchio da 39, da questo travaso acqua in quello da 10 fino a riempirlo (rimanendo con 29 litri), quindi riempio il secchio da 4 (rimanendo con 25 litri), che svuoto e riempio nuovamente (rimanendo con 21 litri)
- problema 4: riempio il secchio da 49, da questo travaso acqua in quello da 23 fino a riempirlo (rimanendo con 26 litri), quindi riempio il secchio da 3 (rimanendo con 23 litri), che svuoto e riempio nuovamente (rimanendo con 20 litri).
E qui casca l’asino. Perché l’ultimo problema ha due soluzioni e una di queste implica minori travasi, anche se molto probabilmente tu avrai applicato (senza pensare) quella meno efficiente.
La soluzione migliore è quella di riempire il secchio da 23 e travasare in quello da 3, rimanendo subito con 20 litri.
Il solco mentale che hai scavato si è rivelato utile nelle prime situazioni, ma una trappola nell’ultima, quando hai abbassato la guardia ed applicato il modello senza riflettere.
Nei casi peggiori, questo può portare alla mancata individuazione della soluzione; il concetto può essere meglio rappresentato con l’aiuto di un’infografica.
Supponiamo che la tua struttura cerebrale sia quella di seguito rappresentata: ogni nodo è associato ad un’idea, le idee sono fra loro connesse da linee di attivazione più o meno marcate (i solchi della mente); il loro spessore dipende da quante volte le connessioni si sono rivelate utili, alla luce della tua esperienza.
Immagina di essere alla ricerca di una soluzione ad un problema; l’idea che ti serve si trova in Z, ma per arrivarci devi passare di nodo in nodo (associazione di idee) seguendo i sentieri più marcati.
Se il tuo ragionamento parte dall’idea rappresentata dal nodo A, seguendo ad ogni bivio la strada più marcata, rimarrai intrappolato in un circuito senza via di uscita; è la classica situazione in cui continui a girare attorno al problema senza trovare soluzioni.
Se invece parti da un altro presupposto, che magari hai sempre ignorato perché ti sembrava assurdo o ridicolo, e cambi la prospettiva di ragionamento, ecco che la soluzione di appare improvvisamente sotto gli occhi, e magari ti domandi come hai fatto a non vederla prima…
Tutto questo potrà sembrarti banale, eppure non immagini quante volte giornalmente, sul lavoro, in famiglia, nell’esprimere giudizi, opinioni, o anche nella semplice decisione di un acquisto, hai occasione di incappare in questa subdola trappola…
Riferimenti bibliografici:
Guy Claxton – Il cervello lepre e la mente tartaruga. Pensare di meno per capire di più
ok ci sono cascata! hai ragione. Bisognerebbe sforzarsi sempre di fare questi esercizi, cambiare punto di vista, purtroppo in giro vedo poca voglia di farlo, anche solo provarci, ed io stessa ogni tanto ci ricasco, sebbene cerchi di starci attenta.
Capita anche a me purtroppo, ma esserne consapevoli è già un buon inizio.
Sacrosanto ragionamento… ovviamente ci sono cascata anche io!!!
Però ammetti che un risultato sub-ottimo e` comunque un buon risultato!
Altro scenario sarebbe stato se non si fosse giunti a un risultato valido seguendo lo stesso ragionamento.
Non so se sono riuscita a rendere il mio pensiero…
Certamente, in questo caso la perdita non è grave, resta la questione di principio. Quello che dici però evidenzia come il fenomeno descritto non sia necessariamente un meccanismo dannoso: se per svolgere i compiti quotidiani dovessi mettere in discussione tutti i presupposti, ne risulterebbe un ingessamento pressoché totale; gli automatismi sono importanti e non vanno demonizzati, ma bisogna esserne consapevoli ed essere in grado di scardinarli, quando serve.
Ciao Marco! Pensa che mi ero comprata un libro per dimagrire che non era il solito pieno di diete stupide o non equilibrate sulla scia di mode contemporenee. Si basava sul metodo della PNL (programmazione neuro linguistica) di una dott. D. Conti, dove spiegava come conoscere il proprio cervello e applicare il metodo sull’argomento cibo e dieta per riuscire a dimagrire con sane abitudini partendo dal cervello. Senza una vera dieta troppo restrittiva, poi ovvio il buon senso ci vuole, ma mirando come prima cosa a cambiare le cosiddette sinapsi,le strade sicure e consolidate del nostro cervello che però ci portano ad un circolo vizioso dal quale non si esce se non si modifica la mente e questo vale anche e molto per i disordini alimentari. Si trattava da subito di far proprio dei semplici esercizi mentali… associando immagini a sensazioni e parole/pensieri ecc… e ripeterli ripeterli fin quando non ci si rende conto che vengono più automatici. Ci avevo anche provato, ma in effetti è vero ci si sente un po’ stupidi ed è difficile concentrarsi, perché poi sembra di far esercizi sciocchi , invece penso potrebbero funzionare davvero non solo nel campo dell’ alimentazione che era quello che mi interessava approfondire e che era quello che mi aveva incuriosito, ma per tutte le cose della quotidianità.
Come in tutto però ci vuole un minimo di volontà e costanza e tutto deve partir da noi stessi.
E’ indiscutibile però che quasi tutto il nostro modo di essere dentro e fuori parte dal cervello e dalle abitudini ! Consce e inconsce.
Mi hai fatto tornar in mente quel libro…da qualche parte l ho nascosto…
Magari lo ritiro fuori…
e invece di nasconderlo per vergogna lo lascio nel comodino…
Eh se però,almeno per me eh, fosse facile farle le cose come mi è facile dirle….
Ciaoo
http://www.proviamoci-insieme.com/tag/sinapsi/
Grazie, questo è un contributo prezioso. Credo che tutti noi dobbiamo imparare a combattere la pigrizia, che ci costringe nel sentiero consuetudinario, ed iniziare a mettere in pratica i nostri intenti.