Dentro il labirinto


Ti trovi dentro un labirinto. Il muri attorno a te sono alti, imperscrutabili, opprimenti. Riesci a vedere solo un corridoio che termina con una biforcazione: destra o sinistra?

Labirinto

Se ti volti indietro, la situazione non cambia, stessa visuale. Tanto vale andare avanti, prendere una decisione. Andiamo a sinistra.

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No, a sinistra non c’è l’uscita, solo una svolta obbligata, questa volta a destra. La sensazione opprimente, claustrofobica, permane. Ti viene ansia, vorresti iniziare a correre per vedere cosa si trova dietro quell’angolo là in fondo. Probabilmente lo fai, inizi a muoverti fra quelle alte mura in modo frenetico, per la fretta di trovare l’uscita e trarti alla svelta da quella situazione di disagio.maze3

Vicolo cieco! Tutto da rifare, bisogna tornare indietro sui propri passi, magari solo fino all’ultimo bivio (qual’era? non ricordi bene, accidenti, avessi ragionato con più calma!) sperando che basti solo un’altra scelta azzeccata prima dell’uscita, anche se, a giudicare da quelle scrostature sul muro là in fondo, hai la sgradevole sensazione di essere già passato da queste parti…

Alla fine trovi l’uscita, ma non senza difficoltà; torni più volte sui tuoi passi, ti trovi più volte nello stesso vicolo cieco, perché nella fretta di risolvere il tuo problema non hai memorizzato le scelte sbagliate.

Sicuramente, non ti rimane un bel ricordo di questa esperienza.

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Adesso abbiamo una situazione simile, ma questa volta non sei nel labirinto. Devi sempre trovare l’uscita, ma hai una visione aerea della situazione, ti senti perfettamente a tuo agio ed all’altezza del compito. Non solo non provi oppressione, ma trovare la soluzione del problema è per te una sfida coinvolgente, divertente. Tutte le risorse mentali sono a disposizione, non hai fretta di arrivare in fondo, perché tutto sommato finire anzitempo il gioco ti dispiacerebbe.

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Ho detto gioco, perché di questo per te si tratta; è divertente analizzare le varie biforcazioni, vedere con distacco i vicoli ciechi da evitare, costruire una mappa mentale del percorso ottimale.

Alla fine trovi l’uscita, sei soddisfatto e carico di energie, che vorresti convogliare nella risoluzione di un nuovo problema, magari un po’ più difficile.

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Non so quante volte hai provato queste sensazioni nella vita quotidiana; a me capita spesso: ovviamente non vivo nel paese dei labirinti, si tratta di pura metafora, ma le emozioni in gioco sono le stesse. A volte mi trovo immerso nei miei problemi, in lavori immensi di cui non vedo la fine, in rompicapo insolubili. Altre volte invece vivo con distacco le situazioni, e proprio per questo sono più lucido e trovo con più facilità la soluzione, ma soprattutto senza ansie e preoccupazioni.

Il distacco: questo è il trucco. Vivere le situazioni come se non ci appartenessero, come se non fossero problemi nostri. Hai notato quanto sia facile risolvere i problemi degli altri, e quanto difficile risolvere i nostri? Non che noi siamo particolarmente sfigati e ci capitino i problemi più difficili: piuttosto, il solo fatto che ci riguardino, e che le conseguenze degli stessi ricadano su di noi, ci mette sotto pressione e ci toglie la calma necessaria per analizzare la situazione con la dovuta lucidità.

Allora, l’esercizio che mi propongo e ti invito a fare per l’anno appena iniziato è proprio questo: eleviamoci al di sopra dei nostri labirinti mentali, distacchiamoci un poco da quella che ci sembra la realtà; non si tratta di una fuga dalla stessa, ma di inquadrarla in una diversa prospettiva: sono convinto che ne trarremo grosso beneficio.

10 pensieri su “Dentro il labirinto

  1. Francesco

    Marco, complimenti per un’altra perla. Il distacco dalle situazioni che hai esaminato tu è anche una condotta proposta dai trattati di buddismo. Molto spesso, l’eccessivo attacco a una situazione, ci fa ‘sentire dentro il labirinto’, fino a percepire il freddo delle mattonelle umide nelle ossa. “Guardare dall’alto” invece, ci carica anche di un senso di tranquillità nell’affrontare la vita. Ci da uno spirito da “carro-armato morale”.
    Molto spesso, in ufficio, quando discutiamo con un collega, ci capita che il nostro interlocutore si agiti. Lo percepiamo dal rossore in volto, dall’ingrossamento di una vena, dal cambio di voce. La vera differenza sta lì. Riuscire, anzichè cadere nella spirare del nervosismo, a guardare l’altra persona come se fosse dentro un televisore.
    Ciao, Fra.

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    1. Marco Perasso Autore articolo

      Il problema è riuscire a metterlo in pratica… io lo trovo molto difficile, ma forse è solo questione di allenamento.
      Comunque mi riprometto di metterci più impegno.

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  3. Laura

    Un buon training potrebbe essere quello di cercare di focalizzare a monte, e non sulla singola situazione, quali sono realmente le cose che possono influire realmente sulla nostra vita, e le situazioni in cui davvero vale la pena di investire emotivamente per portare un apporto positivo a noi stessi o agli altri. Il resto probabilmente è un girare a vuoto, stiamo deviando l’adrenalina nella direzione sbagliata. Quindi mi ricollego a quanto hai espresso nel post sopra, iil mio parere è sempre che il modo piu’ semplice per cercare di avere una visione prospettica delle situazioni è quello di attribuirgli prima di tutto la giusta dimensione, oltre a contestualizzarne il piu’ possibile la sostanza. Adesso vado a controllare il tubetto del dentifricio e se lo trovo aperto mi imbestialisco, come sempre, trovo che sia una cosa di oggettiva ed estrema gravità ! 🙂 Saluti 🙂

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